A partire dal 1° febbraio aumentano in Francia, i prezzi di molti beni di consumo. I prodotti interessati sono però solo i grandi brand, non esclusi quelli nazionali: Coca Cola, Ferrero, Danone, Ricard, Camembert Président…

È il primo step della cosiddetta ‘Loi alimentation’, o più propriamente, ‘Legge 2018-938 del 30 ottobre 2018 per l’equilibrio delle relazioni commerciali nel settore agricolo e alimentare e per un’alimentazione sana, durevole e accessibile a tutti’.

Il testo è molto strutturato, e comporta, per esempio, che le promozioni non superino un terzo del prezzo finale del prodotto o, un omaggio, in volume, pari al 25 per cento. E' inoltre vietato usare, nelle promo, la parola 'gratis'.

Questo primo assaggio della normativa investe il 4% del food ed elimina, in pratica, le vendite a prezzo di costo, imponendo alla distribuzione di applicare un margine di almeno il 10% rispetto al prezzo di acquisto, margine che peraltro viene già adottato e superato, per forza di cose, dal normal trade e dalle catene minori, le quali non possono sostenere remunerazioni pari allo zero.

La manovra si fonda su un postulato: retribuendo in misura maggiore i grossisti e i fornitori, si ottengono ricadute benefiche sulle remunerazioni di agricoltori e allevatori.

Improntato alla distensione il punto di vista di Jacques Creyssel, delegato generale della Federazione del commercio e della distribuzione (l’equivalente della nostra Federdistribuzione), alla quale aderiscono tutti i gruppi a parte Leclerc, che, fra l’altro, ha dichiarato: “Siamo tutti riusciti a trovare un accordo a parte un operatore (Leclerc, ndr.) e siamo dell’avviso che si debba tornare a un sistema di prezzi normali, per migliorare la condizione degli agricoltori e allevatori. Non c’è niente di scioccante nel fatto che aumenti leggermente il prezzo del Ricard per permettere a un allevatore lattiero di vivere meglio”.

Dal canto suo Michel Edouard Leclerc, presidente e direttore generale dell’omonimo colosso distributivo, ha invece osservato in molteplici occasioni e, nello specifico, in un’intervista all’emittente France 3, che, se la legge fosse applicata così com’è le maggiorazioni colpirebbero automaticamente dalle 2.000 alle 3.500 referenze. “Se si trattasse solo di riconoscere agli agricoltori una migliore remunerazione non ci sarebbe nulla da dire, perché questa è attualmente una strategia perseguita da noi e da molti competitor. Ma non abbiamo bisogno di aumentare i prezzi e tartassare i consumatori per acquistare meglio. Il legislatore ci chiede di applicare rincari in concomitanza con le ripercussioni negative del movimento dei Gilet gialli e dei vari interrogativi sul potere di acquisto. Trovo che sia un vero delirio”.

D’altro canto la strada imboccata dalla Gdo, Leclerc compreso, sarà di una compensazione verso i consumatori, aumentando i buoni sconto, oppure la convenienza verso i detentori di carte privative, in accordo con i limiti di legge. Una scelta che, per certi versi, è paradossale.

Il neo Ministro dell’Agricoltura, Didier Guillaume, ha annunciato, dal canto suo, che non verranno toccati i prezzi della carne, del pesce e delle Mdd.

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