di Luca Salomone

La Francia è l’epicentro dello scontro, senza più esclusione di colpi, fra industria e distribuzione, riacceso dall’inflazione. Dopo il bando, decretato da Carrefour contro Pepsico, poi dilagato in altre nazioni, Italia compresa, Unilever porta in giudizio Intermarché. La prima udienza – un pezzo di storia del largo consumo - si terrà mercoledì 31 gennaio davanti al Tribunale del commercio di Parigi.

Un dimagramento in affissione

L’insegna – una delle espressioni distributive di Groupment Les Moquetaires – ha pubblicamente tacciato la multinazionale britannica di “shrinkflation’ (sgrammatura), ossia, come tutti sanno, di riduzione ponderale di alcuni prodotti… a prezzo costante.

La ‘denuncia’ si è concretizzata in un’azione tanto forte, quanto plateale, verosimilmente esagerata, ossia piazzando cartelli di accusa in molti punti vendita. Le affissioni fanno, quando possibile, il verso agli annunci pubblicitari.

Così il claim ‘Knorr j’adore’ è diventato ‘Knorr j’adorais’ (Adoravo Knorr) con le parole ‘J’adore’ barrate e una nota esplicativa per quantificare il rincaro (in base alla perdita di volume) in 39 punti.

Un altro cartello recita: “Avant Magnum, ça voulait dire grand” (Una volta Magnum voleva dire grande). Anche qui la ‘reduflation’ dei gelati corrisponderebbe, secondo Les Mosquetaires, a una perdita 70 grammi e, dunque, a un rialzo del 39 per cento.

Ancora più dura la presa di posizione anti Findus, altro marchio Unilever (che però da noi è stato ceduto, nel 2010, al gruppo inglese Birds Eye Iglo). Qui la provocazione, con gioco di parole, è “Ça jette un froid” (‘Proietta un’ombra”), mentre la didascalia stima un’impennata in valore del 69%. In particolare, nell’immagine, compare ‘Risolée' (patate a cubetti) che avrebbe lasciato sul terreno 10 grammi.

Scatta la denuncia

Unilever, ingiuriata, ha protestato e il 17 gennaio ha chiesto l’intervento degli ufficiali giudiziari che hanno ordinato uno stop. Due giorni dopo l’azienda ha fatto partire l’azione legale.

Il pesante testa a testa, che cade durante una campagna acquisti al vetriolo, è, come nel caso Carrefour-Pepsico, uno scontro fra titani: Unilever vuol dire un giro d’affari mondiale di 60,1 miliardi di euro (2022) e 3,4 miliardi di consumatori al giorno (nel 2021 la Francia, secondo le banche dati locali, valeva 2,02 miliardi di euro).

Groupment Les Mosquetaires, sommando tutti i brand, ha 4 mila punti vendita in Europa (opera anche in Belgio, Portogallo e Polonia), di cui 1.830 sotto insegna Intermarché. Il giro d’affari consolidato 2022, tenendo conto di tutti i Paesi e dei molteplici rami di business, ammonta a 54,4 miliardi di euro.

Una lettera all'Ue

La ‘shrinkflation’, pratica antica, diffusa e assai criticabile, è particolarmente avversata dai francesi. Il Ministro dell’Economia Bruno Le Maire, in settembre, si è detto, un completo sostenitore di correttivi per portare le industrie a dichiarare le sgrammature in etichetta.

Qualche settimana fa Parigi ha così spedito all’Ue, una bozza di decreto che dovrà bloccare la ‘reduflaction’. Secondo l’editore multimediale Bfm business, il documento chiede, per le persone giuridiche che non adottano trasparenza, una sanzione amministrativa fino a 15 mila euro.