Lo Stato potrebbe presto entrare nel capitale di rischio di Aceto Ponti, tramite Fondo strategico italiano, holding di partecipazioni di Cassa Depositi e Prestiti, controllata a sua volta, all’80,1%, dal Ministero dell’Economia.

Fsi ha un contatto avanzato – un primo incontro esplorativo è fissato per il mese di settembre - con la nota impresa piemontese, forte di 5 acetaie sul territorio nazionale (province di Novara, Treviso, Modena, Frosinone e Cuneo) e di 120 milioni di fatturato.

A svelarlo è stato lo stesso Cesare Ponti, a margine dell’assemblea annuale di Aiipa, Associazione italiana industrie prodotti alimentari. "L'apertura del capitale a un fondo è un discorso che dovremo affrontare con il Fondo strategico italiano, che ci ha contattati.

“Già in passato, negli anni Ottanta, – ha raccontato Ponti - avevamo aperto il capitale alla Star di Fossati per crescere nella distribuzione. Poi abbiamo riacquistato tutto nel 2002".

Ponti, in effetti, avrebbe tutte le carte in regola per guardare a Piazza Affari. Ma, sempre secondo l’imprenditore, questa non è la giusta soluzione per la priorità del gruppo: la crescita sui mercati esteri, strategia per la quale l’impegno di Fsi sarà di grande aiuto.

Fsi – 4,9 miliardi di euro capitale disponibile e 2,1 miliardi di capitale investito - è già stato protagonista, negli anni scorsi, di varie operazioni, finalizzate a dare un contributo al mondo del largo consumo e degli alberghi: tra i casi più illustri quelli di Finiper (2013) e, nel 2014, di Inalca (gruppo Cremonini) e di Rocco Forte Hotel.