Con un fatturato 2018 di oltre 24 milioni di euro, in crescita del 14% sul precedente esercizio e più di 140 addetti, Spinosa Spa, con sede a Castel Volturno (Caserta), è uno storico produttore di Mozzarella di Bufala Campana Dop e di altre specialità come ricotta di bufala, mozzarella di latte di bufala affumicata, vegetariana, delattosata, burrata e stracciatella di bufala…
Dispone di 45 allevamenti selezionati - ubicati fra il Casertano, il Basso Lazio e l'Agro Pontino – e la sua produzione giornaliera tocca
100.000 pezzi. La materia prima lavorata quotidianamente raggiunge 44.000 litri. La superfice produttiva occupa 60.000 mq, di cui 4.000 coperti.
Si pone ai vertici del mercato italiano ed europeo producendo per il proprio brand e per i più importanti marchi della grande distribuzione.
Negli anni l'azienda ha sviluppato un continuo processo di miglioramento e rafforzamento tecnico e organizzativo, arrivando a presidiare vari canali commerciali, dalla Gdo all’Horeca.
Oggi il focus mira a portare la qualità dei prodotti a conoscenza di tutti i consumatori, come spiega, a Distribuzione Moderna,
Giustina Noviello, comproprietaria di Spinosa.

Quali strumenti e quali partner avete scelto per questo obiettivo?

Nel 2019 l'azienda ha implementato la propria blockchain, sviluppata mediante la soluzione EY OpsChain Food Traceability, per tracciare e garantire l'intera filiera della propria mozzarella di bufala campana Dop, dalla raccolta del latte fino al luogo di trasformazione e confezionamento. Nell'ottica di una completa trasparenza Spinosa vanta inoltre, da tempo, certificazioni Brc e Ifs. I requisiti previsti da entrambi gli strumenti si coniugano con la metodologia Haccp, che fa riferimento alla sicurezza igienico-sanitaria.

Con quali motivazioni vi siete accostati alla blockchain?

La qualità è un elemento che di fatto è già garantito dai numerosi controlli pubblici, a cui sono sottoposti i prodotti a denominazione di origine, e dalle certificazioni volontarie. Un sistema di questo tipo però rimane chiuso nei confronti del consumatore, e questo è sbagliato. Diversamente la blockchain rende la filiera trasparente per tutti, attraverso i QR code, oggi leggibili con qualsiasi smartphone. I contenuti che arrivano a chi effettua la scansione sono preziosi. Cito solo la data di produzione, il codice di tracciabilità, l’allevamento di provenienza, le analisi condotte sul prodotto, la distribuzione intermedia e finale…

Parliamo dall’export. Per voi è importante?

Molto importante, visto che il 40% della produzione è destinata ai mercati esteri, specialmente europei: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Romania, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria… Siamo poi presenti in Canada e Usa. Inoltre abbiamo constatato una richiesta crescente di mozzarella da parte dei mercati asiatici. Il nostro export è costituito sia dal marchio proprietario, sia dalle Mdd, realizzate come partner delle maggiori catene.

E dal punto di vista dei canali commerciali?

Se la Gdo rimane fondamentale con una quota del 75% circa, l’Horeca, specie per i prodotti di qualità, ha un peso crescente e questo è vero anche per Spinosa, che si sta sempre più addentrando in questo settore, anche attraverso il food service, condotto oggi in partnership con Marr (oltre 45.000 clienti nella ristorazione commerciale, ndr.).

La sostenibilità oggi è un asset. Come si muove l’azienda?

Per i fondatori l’azienda ha una responsabilità sociale anche nei riguardi del territorio che la ospita. Rispetta l’ambiente grazie al depuratore delle acque di scarico, alla realizzazione di sonde geotermiche, in grado di sfruttare il calore naturale della terra, e a un impianto fotovoltaico, che permette la creazione di energia pulita ricavata dal calore del sole. Con i nuovi uffici e la nuovissima area dedicata agli eventi, inoltre, i luoghi aziendali diventano piazze, hub dove aggregarsi, parlare di cibo e fare cultura. Spinosa si impegna a dare nuovi stimoli, a diventare “ricchezza” e a trasmettere una passione alla quale la comunità potrà attingere. Va in questa direzione la qualifica di Corporate golden donor del Fai-Fondo per l’ambiente italiano: da febbraio 2019 Spinosa sostiene i progetti di tutela di questo ente, che vuole fare dell’Italia un luogo più bello dove vivere, lavorare e crescere. Operativo da 40 anni il Fai ha un patrimonio sotto tutela di 61 beni, come insediamenti storici, artistici e paesaggistici salvati dall’incuria, restaurati, protetti e aperti al pubblico.

Blockchain a parte, in quali altri casi vi è utile la tecnologia?

Siamo un’azienda altamente informatizzata in tutti i processi interni. Ma se parliamo di tecnologia in rapporto al vasto pubblico, dunque di Internet, devo dire che questo non è per noi un canale di vendita, in quanto la shelf life è breve, ma la rete è comunque un importante canale di divulgazione nutrizionale e scientifica. Sul nostro sito e sui social – Facebook, Twitter e Instagram – si trovano risposte a domande molto varie, ricorrenti da parte del consumatore e riguardanti la leggerezza del prodotto, la sua composizione, la coerenza con particolari momenti o stili di vita, come la gravidanza e la pratica sportiva. E’ giusto e utile che i produttori facciano cultura e rispondano in modo professionale, possibilmente avvalendosi, come fa Spinosa, di medici e nutrizionisti.