La transizione alimentare di Carrefour, annunciata in gennaio dal presidente del gruppo, Alexandre Bompard, è attiva anche in Italia, oltre che in Francia e Belgio. Stéphane Coum, amministratore delegato di Carrefour Italia, dopo avere presentato il dettagliato programma in pubblico, ne ha parlato con Distribuzione Moderna.
Il progetto è tanto più importante in quanto il gruppo, nella nostra Penisola, vuol dire un giro d’affari di 5,51 miliardi di euro (2017) e 1.076 punti vendita, a loro volta suddivisi in 52 ipermercati (solo uno in franchising), 407 super (217 di proprietà e 190 affiliati), 601 Pdv di prossimità (rispettivamente 181 e 420), 13 cash and carry e 3 cash and carry al dettaglio, più 24 stazioni di carburante e 5 autolavaggi, tutti gestiti direttamente. Carrefour Italia è attivo in 18 regioni e impiega, uno staff di oltre 20.000 persone.

Partiamo dalla transizione. Quali sono i suoi presupposti?

Sono presupposti imprescindibili, perché il futuro dell'alimentazione deve essere sostenibile, progettato in un'ottica olistica, cioè con il risultato finale che supera la somma delle parti, e tenere in considerazione tutti gli elementi critici che impattano sul Pianeta. Grazie al suo ruolo di osservatore privilegiato dei trend, Carrefour Italia, come l’intera Gdo, deve assumersi la propria parte di responsabilità sociale e guidare il cambiamento, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore.

Approfondiamo l’elemento della tracciabilità…

La tracciabilità della filiera è sempre stata il cuore dell'impegno etico e di prodotto di Carrefour Italia e, dal 2017, con il lancio di Filiera Qualità Carrefour, oltre 4.000 produzioni sono state mappate e garantite a livello di origine e qualità. Nel 2018 Carrefour Italia è stato il primo ad applicare la tecnologia blockchain, impegnandosi a garantire la tracciabilità e la totale trasparenza verso il consumatore. Il primo prodotto a essere coperto dal nuovo sistema di tracciatura è oggi il pollo a marchio Filiera Qualità Carrefour, allevato all'aperto e senza antibiotici, che dal 29 settembre, è in tutti i nostri punti vendita.

I vantaggi del blockchain?

Il cliente finale è ora in grado di verificare digitalmente e in tempo reale le informazioni legate a tutta la filiera del prodotto, dalla sua origine all’arrivo al punto vendita, semplicemente inquadrando un QR Code. L’attenzione verso la ‘genealogia’ degli alimenti si esplicita anche nella forte vocazione territoriale. In pratica abbiamo avviato un percorso di valorizzazione agroalimentare di alcune aree specifiche, stringendo accordi con alcune Regioni italiane e lanciando progetti di valorizzazione locali: Piemunto (latte piemontese), Latte Genova, Piemondina (riso piemontese), Toscafour (prodotti tipici toscani) e LaTTellina, che è una mozzarella di latte valtellinese.

Come rientra il progetto ‘transizione’ in un piano condiviso di sostenibilità?

Oltre a un advisory board esterno e indipendente, composto da alcune delle migliori menti del Paese negli ambiti chiave del percorso di cambiamento, abbiamo anche un comitato interno, di 5 membri: il sottoscritto, il direttore commerciale, il direttore vendite, il responsabile degli affari generali e il capo progetto. Quest’ultimo organizza l’agenda degli altri e coinvolge tutti gli ambasciatori del piano di transizione operanti in Carrefour Italia. L’obiettivo è di creare un vero movimento culturale su questi temi. La transizione, avviata internamente da 4 mesi, sta dando risultati incredibili, visto che tutti i nostri dipendenti sono già informati e al lavoro sul piano, ma anche sulla sostenibilità in generale. Dunque il progetto è anche un’occasione di cambiare la mentalità dell’intera azienda alla ricerca della migliore soluzione per passare alla collettività il messaggio della responsabilità. Naturalmente è anche fondamentale, al nostro interno, trovare il giusto equilibrio fra salute, ambiente e profitto.

In questa filosofia generale andrete, ovviamente, oltre l’alimentare…

Ovviamente. Carrefour non è impegnato, merceologicamente ma anche filosoficamente, solo nel core business del food, ma anche su tematiche ben più ampie, come l’abbattimento della dispersione in atmosfera della CO2, grazie, per esempio, ai sistemi energetici eco attenti. Per l’inizio del 2019 annunceremo un nuovo progetto, in test a Torino, che punta a contenere, anzi ad annullare, gli sprechi nei punti di vendita. Il nostro Act for food, presupposto della transizione, è un grande punto di partenza, ma non di arrivo su temi che oggi dovrebbero essere sull’agenda di tutti, dal semplice cittadino alle alte sfere della politica. E in parte è già così, ma di sicuro bisogna fare molto, ma molto, di più e per giunta in tempi rapidi.

Come vede lo stato della Gdo e in particolare di Carrefour Italia?

Penso che il largo consumo sia una delle maggiori forme di rappresentazione del livello di benessere della società civile. Trend positivi dimostrano un clima generale altrettanto positivo, e viceversa. Dunque le eventuali flessioni vanno comprese a fondo, in modo sistemico. Il 2018 si sta dimostrando, per molteplici ragioni, un po’ difficile per il nostro settore, Carrefour compreso, che in ogni caso chiuderà in conti più che in pareggio. Il primo trimestre aveva fatto ben sperare, ma poi il mercato ha imboccato una via riflessiva. A queste incertezze si sono aggiunte, in tempi recenti, quelle legate alle aperture domenicali, delle quali noi siamo stati i pionieri. Sono orgoglioso di dire che, in questo scenario, abbiamo attuato un piano di riduzione dei costi, senza però andare a colpire i dipendenti, ma anzi dando loro nuove e concrete motivazioni, il che non è certo un’equazione banale.

Cosa può dirci del vostro futuro?

Dopo un piano di refurbishment della rete, puntiamo ora specialmente sui formati di prossimità e sui superstore da 2.500 a 4.000 mq, con un giusto equilibrio tra proprietà e l’affiliazione. Il franchising, soprattutto nello sviluppo dei formati piccoli e medi, rimane per noi strategico ai fini della crescita e del consolidamento delle energie imprenditoriali locali. Dunque non vedremo mai un Carrefour tutto di proprietà, ma sempre alla ricerca della formula più indicata per un dato territorio, in funzione del tipo di domanda e dei risultati economici che si vogliono ottenere.



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