Non ce l’ha fatta Domino’s Italia: nonostante una potenza di fuoco che, secondo Statista, è superiore ai 18.800 locali e a un fatturato di 4,36 miliardi di dollari nel 2021, il colosso Usa ha chiuso tutti i suoi 27 punti vendita italiani a partire dalla metà di luglio.

Parliamo sia degli 11 locali di proprietà, sia dei 16 in affiliazione, presenti soprattutto nel Nord e nel Centro del Paese: a Milano, Torino, Bologna, Bergamo, Modena, Piacenza…

Già nel mese di aprile il master franchising per l’Italia, Epizza di Milano, aveva fatto ricorso alla procedura concordataria, poi sfociata nel fallimento, sancito dalla Magistratura.

Cosa non ha funzionato? Se alcuni mettono sul piatto ipotesi ben poco credibili, come il rifiuto a priori verso un’insegna venuta dal lontano Michigan – i successi americani in Italia non mancano – la prima causa è da ricercarsi nel colpo di frusta del post Covid. Il servizio a domicilio, carta vincente di Domino’s, è stato molto apprezzato durante i lockdown e le varie fermate della ristorazione, ma poi i nostri connazionali hanno dimostrato di non essere pronti per una formula simile e di essere invece ancora molto propensi a frequentare i locali di persona.

Del resto, il nostro mercato è davvero molto affollato, visto che, secondo alcune stime, ci sarebbero, nel Bel Paese, qualcosa come 130 mila pizzerie, fra catene e indipendenti. Alcuni dicono addirittura 200 mila…

Domino’s entrata nella nostra Penisola nel 2015, aveva grandi programmi, visto che al debutto la pipeline era di ben 900 locali.

E a livello mondiale? L'insegna, presente in circa 90 Paesi e in tutti i continenti, sembra non temere crisi. Negli Usa le vendite a pari perimetro sono aumentate, nel 2021, del 3,5 per cento, mentre nel resto del mondo hanno fatto segnare un rialzo di 8 punti.