Questa mattina, in segno di lutto, i 153 negozi Esselunga rimarranno chiusi per la scomparsa del fondatore, Bernardo Caprotti. Sempre oggi, 3 ottobre, saranno celebrati i funerali, in forma strettamente privata e senza necrologi, come voluto dal defunto.

Quello su cui ora tutti si interrogano è il futuro dell’azienda, valutata in circa 6 miliardi di euro, di cui 2 di patrimonio immobiliare, visto che 83 superstore occupano immobili di proprietà.

Si attende soprattutto, per mercoledì sera, 5 ottobre, la lettura del testamento, presso lo studio del notaio Carlo Marchetti di Milano.

Secondo il diritto (articolo 542, comma 2 del Codice Civile) il defunto può disporre il lascito di un 25% del proprio patrimonio, un altro 25% spetta al coniuge e il restante 50% è suddiviso tra i figli, in questo caso tre: Giuseppe (classe 1960) e Violetta (1962), nati dal primo matrimonio, con Giorgina Venosta, e Marina Sylvia (1978), figlia dell’imprenditore e di Giuliana Albera.

Saranno dunque, ancora una volta, le decisioni – postume – del patron a fare la differenza nella composizione delle proprietà e dunque del Consiglio di Amministrazione. Il nuovo Cda stabilirà se il mandato esplorativo, affidato a Citigroup avrà un seguito, portando alla vendita del gruppo, o se verrà congelato.

Allo stato attuale, come si sa, in gara ci sono soprattutto i fondi Blackstone e Cvc ai quali, negli ultimi giorni, si sarebbero aggiunti i nomi di Bc Partners e di Investindustrial del finanziere Andrea Bonomi. il "boccone" resta invece troppo grosso, persino per retailer del calibro di WalMart e Carrefour.