“L’Agcm ha concluso sei procedimenti istruttori nei quali ha accertato la natura illecita di talune condotte commerciali poste in essere dai principali operatori della Gdo nei confronti dei fornitori di pane fresco e riguardanti il cosiddetto obbligo di reso, l’obbligo cioè per il panificatore di ritirare a fine giornata l’intera quantità di prodotto rimasta invenduta sugli scaffali, restituendo all’acquirente il prezzo corrisposto per l’acquisto. Per le infrazioni accertate sono state comminate sanzioni per un ammontare complessivo pari a 680.000 euro”: così il presidente dell’Agcm, Roberto Rustichelli, nella presentazione, tenuta ieri, 2 luglio, dell’attività annuale dell’Authority.

La Relazione annuale dell'Antitrust chiarisce che, su segnalazione di Assipan-Confcommercio imprese per l’Italia, gli accertamenti hanno riguardato Coop Italia, Conad, Esselunga, Eurospin, Auchan e Carrefour per appurare eventuali pratiche sleali in violazione dell’art. 62 del DL 1/2012.

“In particolare – si legge - la condotta contestata consiste nell’imposizione, ai propri fornitori di pane fresco, dell’obbligo di ritirare e smaltire a proprie spese l’intero quantitativo di prodotto invenduto a fine giornata. La differenza di valore tra il pane consegnato a inizio giornata e quello reso a fine giornata viene poi riaccreditata al compratore della Gdo sugli acquisti successivi.

“La condotta si inquadra in una situazione di significativo squilibrio contrattuale tra le catene della Gdo e le imprese di panificazione (imprese artigiane con pochi dipendenti). In tale contesto, l’obbligo di ritiro dell’invenduto rappresenta una condizione contrattuale posta a esclusivo vantaggio delle catene della grande distribuzione e determina un indebito trasferimento sul contraente più debole del rischio commerciale di non riuscire a vendere il quantitativo di pane ordinato e acquistato. La prassi descritta costringe i panificatori a farsi carico, oltre che del ritiro della merce, anche del suo smaltimento quale “rifiuto” alimentare, in quanto l’interpretazione comunemente attribuita alla normativa vigente impedisce qualsiasi riutilizzo del pane invenduto a fini commerciali e persino la sua donazione a fini umanitari, con un elevatissimo spreco di prodotto, con ripercussioni anche sotto il profilo economico e ambientale”.

La Dmo, però. non ci sta. “Carrefour – si legge in una nota diffusa dal gruppo - accoglie con sorpresa il provvedimento dell’Autorità Antitrust relativo alla questione del pane invenduto, respinge con forza ogni addebito e si riserva di ricorrere davanti al giudice amministrativo per il riconoscimento delle proprie ragioni".

Lo stesso Esselunga, che annuncia ricorso e, come riporta l’agenzia Ansa, precisa che il 95% del pane è prodotto direttamente, nei panifici dei propri negozi.

Anche Coop, dal canto suo, si prepara alla difesa, riafferma la propria correttezza verso i fornitori e si riserva, a breve, di vagliare, le opportune azioni cautelative.