Oltre 100.000 negozi persi fra il 2006 e il 2016: come dire 10.000 ogni 12 mesi. Questo il drammatico bilancio reso noto, durante un’audizione, dall’Istat e relativo al saldo demografico degli esercizi commerciali in sede fissa e con un organico sotto i 10 addetti.

Come riporta una nota Ansa queste imprese costituiscono, numericamente, la parte principale del nostro commercio al dettaglio, con una quota del 90% sul totale, un 40% delle vendite in valore e un 60% delle risorse umane impegnate nel settore distributivo.

L’Istituto centrale di statistica ricorda anche che, nel decennio considerato, seppure in un quadro caratterizzato da variazioni fra un settore e l’altro, tutti i tipi di negozi hanno riportato “tassi di mortalità superiori ai rispettivi tassi di natalità, con pochissime eccezioni”. Dunque il saldo aperture/chiusure è sempre rimasto sottozero.

Una schiarita si è verificata nel periodo 2014-2016, con una riduzione del tasso di mortalità. Le chiusure hanno investito in modo particolarmente forte i distributori di tipo più tradizionale e specializzato, mentre è in atto una ripresa delle attività generaliste e di quelle legate al mondo tecnologico.