Mentre sta per aprire a Verona, domenica 15 aprile, la kermesse di Vinitaly, uno studio fa luce sul problema della contraffazione enologica. Un’analisi di Glp, una tra le prime cinque aziende italiane nel settore della tutela della proprietà intellettuale, sottolinea l’aspetto prioritario della difesa dell’ingegno.

«Valorizzare un’eccellenza e creare sviluppo sono due elementi che vanno di pari passo - spiega Daniele Petraz co-managing partner di Glp -. Il vino è considerato fra i settori ad alta densità di diritti di proprietà intellettuale. E come tale deve essere trattato, per evitare che importanti quote di mercato possano essere sottratte ai nostri produttori».

Secondo uno studio dell’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, Euipo, la contraffazione nell’ambito della produzione di vino ammonta in Italia 83 milioni di euro. In Europa, il valore sale a oltre 500 milioni con più di 2.000 posti di lavoro diretti persi.

«Parliamo di un business che, solamente nel nostro Paese, vale 8 miliardi di euro e interessa più di 1.800 imprese e 17.000 lavoratori. Un ambito decisamente importante e significativo che necessita di essere tutelato in ogni suo aspetto», continua Petraz.

Davanti ad un mercato che non ha più confini, è quindi fondamentale difendere la propria unicità. «La tutela del proprio marchio è una sensibilità sviluppata da chi ha già esperienze consolidate con l’export, ma viene del tutto ignorata da molti», osserva il co-managing partner di Glp.

Andando a vedere solamente Lombardia, Piemonte e Veneto, tra le regioni più attive - nel 2015 hanno raccolto il 40% dei marchi depositati - sono ben poche le società vitivinicole che hanno pensato di tutelare la propria etichetta. «In Italia molto spesso c’è una mancanza di conoscenza in questo ambito: da un lato si ignorano o sottovalutano i rischi di una mancata tutela, dall’altro non vengono compresi i vantaggi diretti e indiretti che una politica di difesa comporterebbe. Nel settore vitivinicolo sono molteplici invece le possibilità di proteggere e quindi valorizzare la propria identità: non solo il nome e il logo sia del produttore che del vino, ma anche l’etichetta della bottiglia nella sua totalità, nonché il design o modello, che permette la tutela di tutto ciò che definisce il prodotto dal punto di vista estetico, come le linee, i contorni, la forma, i colori».

I vantaggi sono chiari. Euipo ha infatti stimato che circa il 39% dell’attività economica totale e il 26% di tutta l’occupazione nell’UE sono direttamente generati da settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. Inoltre un ulteriore 9% dei posti di lavoro deriva, nell’Unione, da acquisti di prodotti e servizi ad opera dei settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale.

Le imprese europee che possiedono diritti hanno entrate per dipendente in media superiori del 28% rispetto a quelle che non ne possiedono. Inoltre, sebbene solo il 9% delle Pmi vanti diritti di proprietà intellettuale registrati, queste stesse imprese ottengono quasi un 32% in più di entrate per dipendente rispetto alle altre.