di Luca Salomone

Dopo una pesante sconfitta, dovuta all’ostilità verso la nazione di provenienza, ma anche a layout fin troppo spartani per i gusti degli occidentali, non più abituati alle merci lasciate sui pallet e negli scatoloni, torna all’attacco il discounter russo Mere, che ha iniziato una nuova avventura in Belgio, come riporta il quotidiano trade Gondola.

Il rientro è sotto l’egida di un nuova insegna, MyPrice, che ha già alzato la saracinesca a Opwijk, a una ventina di chilometri da Bruxelles, a Boussu (Vallonia) e sta per fare tris a Boom, in provincia di Anversa, cittadina dove però il via è frenato da un’indagine dei vigili del fuoco in materia di sicurezza.

L’aspetto di MyPrice, riporta sempre la fonte, è tuttavia sempre il medesimo e, come prima, i negozi offrono prezzi che si dichiarano del 20% inferiori a quelli degli altri discounter.

In pipeline ci sono altre inaugurazioni, visto che, nel 2023, Mere prevedeva di arrivare a 6 negozi nel Regno belga.

La decisione di rientrare sarebbe motivata, secondo gli osservatori, da un cambiamento intervenuto nell’opinione pubblica: la guerra russo-ucraina è oggi un tema meno sentito e, purtroppo, superato da altri conflitti (in Israele e nella zona del Mar Rosso). Aggiungiamo l’inflazione, che ha creato preoccupazioni meno altruistiche, ma impellenti e un’attenzione spasmodica al risparmio.

Il blitz del proprietario, Gruppo Svetofor, non è piaciuto molto alle autorità locali, tanto che il Segretario di Stato belga per i consumi, Alexia Bertrand, ha avviato un’inchiesta tesa ad accertare se non ci siano violazioni all’embargo europeo verso la Russia su alcuni prodotti, come caviale e vodka, ma anche ad appurare la conformità normativa alle regole sulle etichettature e sui prezzi al consumo.

Da ricordare che Mere aveva rinunciato definitivamente allo scacchiere dell’Europa occidentale nella primavera del 2022, dopo meno di un anno e mezzo, un periodo nel quale si era espanso in Germania, Spagna e Gran Bretagna e aveva prenotato, infine, le prime location in Francia e Belgio. In terra iberica la catena nutriva il progetto di salire fino a 40 insediamenti.