Nuovo balzo in avanti dei prezzi al consumo: secondo le stime preliminari, nel mese di febbraio 2022, l’indice nazionale, al lordo dei tabacchi, registra, secondo l’Istat, un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua, rispetto al 4,8% del mese precedente. E’ il dato più alto raggiunto in Italia da 27 anni a questa parte, cioè da novembre 1995, dato che, per giunta, potrebbe salire ancora

L’accelerazione inflativa, su base tendenziale, è dovuta prevalentemente ai beni energetici (la cui crescita passa da 38,6% di gennaio al 45,9%), e in misura minore all’alimentare, sia lavorato (da +2,2% a +3,2%) sia non lavorato (da +5,3% a +6,9%).

I dati relativi alle fonti energetiche non regolamentate risultano poi, anche in febbraio, quasi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2021 (+94,4%; era +94,6% a gennaio).

Su base annua accelerano in misura ampia i beni (da +7% a +8,6%) e di un solo decimo di punto i servizi (da +1,8% a +1,9%).

Corre tutto l’aggregato del food, cura casa e persona (da +3,2% di gennaio a +4,2%) e, più in generale, il vasto gruppo degli articoli ad alta frequenza d’acquisto (da +4,3% a +5,4%).

«E’ una stangata da 1.751 euro annui per la famiglia tipo – spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi –. Numeri destinati a peggiorare a causa del conflitto scoppiato in Ucraina, e che ha portato alla ben nota impennata delle quotazioni delle materie prime, dal grano al petrolio, passando per gas e oro.

«Il rischio concreto è che nel breve periodo i listini di alcuni prodotti di largo consumo, anche a causa di speculazioni sempre in agguato, possano subire in Italia fortissimi rialzi, a partire dalla pasta che potrebbe rincarare del +30%, mentre pane, dolciumi e prodotti derivati dal grano rischiano di salire di un ulteriore +10/+15%»