di Luca Salomone

Vendite magre per il commercio: l’ultima puntata dell’Osservatorio permanente Confimprese, diffusa il 5 settembre e relativa ai settori ristorazione, abbigliamento-accessori e altro retail, elaborato da Jakala, registra una modesta crescita del totale mercato, pari al 2,4% su luglio 2022.

Bene la ristorazione a +7,8%, che recupera e supera anche i livelli pre-pandemia, con un +6% contro il 2019.

Nell’abbigliamento-accessori, nonostante i saldi, si registrano risultati poco soddisfacenti con un comparto fermo al +0,1 per cento. Crescita nulla anche per il cosiddetto ‘altro retail’.

I canali di vendita sono, in ogni caso, allineati con gli andamenti generali del mercato dei beni di consumo, a esclusione del travel retail che continua la sua marcia trionfale, con crescite superiori al 20%, grazie anche all’imponente afflusso del turismo straniero nel Belpaese.

Fra le aree geografiche il Nord-est fa registrare la migliore variazione tendenziale con +6,2%, seguito dal Centro a +4,1 per cento. Più distaccati il Nord-ovest e il Sud Italia con cifre simili tra loro e, rispettivamente, pari al +1,3 e +1,1 per cento.

Fra le regioni la Sardegna si qualifica come la migliore, con un +9,3% mentre il Molise è la peggiore, con un calo di vendite del 7,3 nei canali monitorati.

Alta volatilità in Friuli, con Udine che registra un +13,3% e Gorizia che perde il 6,2 per cento.

«Dopo un inizio anno permeato da un cauto ottimismo – commenta Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese –, nel mese di luglio cominciano ad affiorare segnali di affaticamento dei mercati. Non è bastato il bel tempo a dare energia ai consumi che, al netto dell’effetto inflattivo, mostrano il segno meno sia verso il periodo pre-covid sia, soprattutto, verso l’anno precedente. Segnali questi che devono alzare il livello di attenzione per i mesi a venire, fondamentali per definire il quadro economico di riferimento».

Tuttavia nel progressivo dei dodici mesi (gen-lug23 vs gen-lug22) si registra una crescita sostenuta del totale mercato, pari a +8,1% sul corrispondente periodo del 2022, dato che va oltre l’effetto inflattivo, ma che – va ricordato – è anche frutto della debolezza dei primi mesi dello scorso anno, affetti da Omicron.