La spesa media annua di una famiglia italiana per alimentari, igiene personale e casa, si attesta, secondo l’Istat, a 6.300 euro. Ma, come tutte le medie, il dato nasconde una grande variabilità e alcuni primati.

Così, nella classifica delle insegne meno care, si trovano, ai primi 3 posti, per un paniere composto da tutti i prodotti (marche + MDD), rispettivamente Auchan, Ipercoop e Interspar. Se invece si considerano i soli prodotti dell’industria a salire sul podio sono Esselunga, Alì, U2 Supermercato e Bennet, i due ultimi a pari merito. Quando gli articoli sono però soltanto a marchio del distributore primeggiano, di nuovo, Auchan e U2, incalzati da Conad.

Lo dimostra, decretando implicitamente il successo di chi applica da più tempo, anche se in modi diversi, l’every day low price (Auchan e U2 appunto), l'inchiesta annuale di Altroconsumo.

La ricerca ha preso in esame 1.017 negozi in 67 città, rilevando quasi 1,2 milioni di prezzi relativi a oltre 31.000 Ean di confezionati offerti in Gdo, appartenenti, a loro volta, a 115 tipologie di prodotti, individuate tra quelle più consumate dalle famiglie italiane. “Per ogni tipologia di beni – precisa la nota metodologica - sono stati rilevati i prezzi di tutte le referenze a scaffale. Nel caso di prezzi promozionali i valori sono stati considerati solo quando la promozione stessa fosse riferita a tutti i clienti”.

Oltre al consenso verso l’Edlp, l’indagine sottolinea un altro successo: “Il discount – si legge - si riconferma il luogo del risparmio: Lidl ed Eurospin non sono solo le catene più economiche, ma anche quelle presenti in tutte le città considerate”.

Classifiche a parte, la vera garante della convenienza è, naturalmente, la competizione di mercato. Grazie alla tensione concorrenziale tra insegne e punti vendita, sul territorio sono possibili risparmi che, per un singolo prodotto, possono toccare punte del 160% e, sul paniere di spesa con prodotti di marca al supermercato, arrivare a 2.817 euro per una famiglia di 4 persone.

A livello geografico l’area del Nord-Est, con il Veneto in testa, si distingue come la più interessante per approfittare della guerra dei prezzi tra insegne e punti vendita. Così si acquista molto bene soprattutto a Pordenone, Treviso e Vicenza, dove si spendono in media 5.900 euro, dunque ben al di sotto della media nazionale.

“Se pensare di recarsi a Fiume Veneto dal resto della Penisola per fare la spesa è poco realistico – precisa Altroconsumo -, ipotizzare invece di cambiare punto vendita all'interno della stessa città si può e si deve fare”. A Cuneo, per esempio, chi va nel super più conveniente, anziché in quello più caro, può risparmiare 1.284 euro in un anno, a Torino 1.246, a Roma 1.200 e 1.000 a Milano. Più punti vendita assicurano, naturalmente un’ampia offerta e dunque una notevole forbice di prezzo.

La situazione opposta, di minimo risparmio, si osserva, specularmente, dove il tessuto commerciale è rarefatto, come a Reggio Calabria, dove non solo la convenienza massima è di poco superiore ai 200 euro, ma dove, nel punto vendita più economico, si spendono quasi 6.400 euro in un anno, dunque di più rispetto alla media nazionale (6.300 euro, come detto).

Il problema non riguarda solo alcune località del Sud: ad Aosta, la spesa minima in città è di 6.500 euro e le possibilità di risparmio sono ridotte a 365 euro. Qui, a prescindere dall’insegna, la spesa resta carissima, perché scarsa concorrenza significa sempre poca scelta e prezzi allineati.