La qualità e la sicurezza alimentare nei supermercati italiani sono garantite da un ecosistema articolato, preso a modello da diversi Paesi Europei. Venticinque organi e autorità preposte effettuano controlli sistematici, ai quali vanno ad aggiungersi tutti gli enti esterni selezionati dalle diverse imprese distributive per le proprie attività di autocontrollo.

Nel 2017 sono stati effettuati, nei punti vendita della Gdo, 2 milioni e 300.000 test (pubblici e privati). Un sistema in cui crescono gli investimenti delle aziende in personale e nuove tecnologie che controllano tracciabilità, scadenze, stato di conservazione e igiene degli alimentari e delle superfici di lavoro.

Questo ecosistema - mappato da The European House–Ambrosetti, per conto di Adm-Associazione distribuzione moderna – è al centro del convegno di apertura di MarcabyBolognaFiere. L’obiettivo dello studio è di offrire un quadro analitico in grado di informare correttamente i consumatori e andare oltre le fake news e le notizie a effetto.

Nei 26.000 grandi e piccoli supermercati italiani le autorità competenti visitano mediamente ogni negozio tra le 5 e 6 volte l’anno. Così, nel 2017, sono stati effettuati 143.000 controlli e 100.000 verifiche ispettive, con il coinvolgimento dei Ministeri della Salute, dell’Agricoltura, dell’Economia e dell’Ambiente. Tra gli enti operativi figurano: Asl–Asr (Agenzia sanitaria e sociale regionale), Ats (Agenzia tutela della salute), Servizi veterinari, Nas, Capitanerie di porto, Guardia di finanza, Icqrf, Polizia locale, Consorzi di tutela.

A tutto questo vanno sommate le centinaia di migliaia di test che le imprese distributive compiono con le proprie divisioni di controllo qualità e/o affidano a istituti specializzati indipendenti.

Nel 2017 le insegne della Dmo hanno inoltre commissionato circa 2.000 verifiche sulle industrie fornitrici di prodotti alimentari per la marca del distributore e di freschi e freschissimi.

Qualità, tracciabilità e sicurezza sono, in sostanza, assolutamente garantiti in ogni acquisto alimentare nella Gdo, che, negli ultimi 10 anni ha raddoppiato gli investimenti in questa direzione.

Lo studio di The European House–Ambrosetti è arricchito da una survey sui responsabili sicurezza e qualità delle imprese distributive, dalla quale risulta, a titolo di conferma, che il 70% delle insegne ha aumentato l’impegno finanziario nella sicurezza alimentare, con una spesa annua che, per alcune realtà, può arrivare anche a 5 milioni di euro. Investimenti destinati a crescere ulteriormente, come accennato, nei prossimi 5 anni, specie in nuove tecnologie che renderanno più semplici ed efficaci i processi legati alla qualità e alla garanzia: dal QR Code per migliorare il controllo sullo stato di conservazione dei prodotti, alla blockchain, dal rating degli articoli venduti on line al Cloud, per l’integrazione dei database e dei parametri per valutare i fornitori.

Precisa Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House–Ambrosetti: “Dalla nostra indagine emerge che la sicurezza alimentare è un tema che viene seguito ormai direttamente dai vertici di quasi tutte le insegne distributive: nel 78% dei casi la funzione dipende direttamente dall’amministratore delegato o dal direttore generale”.

“Siamo fieri di essere un Paese che assicura ai propri consumatori il massimo delle garanzie – commenta Giorgio Santambrogio, presidente di Adm – e di rappresentare un comparto che contribuisce in modo determinante a raggiungere questo risultato, applicando rigorosamente le norme e facendo di più con attività di autocontrollo. È tuttavia necessario, a nostro parere, attivare un migliore coordinamento fra i tanti enti preposti alle verifiche, razionalizzandone gli interventi e assicurando unicità di interpretazione della medesima norma sul territorio. Dunque ben vengano i controlli, ma procediamo a una messa a punto del piano complessivo, per evitare quelle procedure, o incomprensioni, che non generano alcun vantaggio, ma creano, invece, ostacoli e burocrazia dove invece ci dovrebbero essere efficienza e risultati”.

La garanzia di qualità è tanto più importante se si pensa che la Mdd, nei primi 8 mesi del 2018, ha già raggiunto una quota di mercato del 19,2% per un valore annuo di 10,3 miliardi di euro. È una dinamica che risalta ulteriormente quando si considerano i dati in un’ottica di lungo periodo e alla luce di trend alimentari in media piuttosto statici: 3,2 miliardi di giro d’affari nel 2003, 5 nel 2008, 9,4 nel 2013, per arrivare agli 11 miliardi previsti nel 2020.

Non solo. Il fatturato del sistema Mdd ha una dinamica che è pari a 3 volte rispetto a quella dell’industria alimentare nazionale, e ha chiuso il 2017 con un +2,8% rispetto al +2,5 dell’Idm.

Il mondo della marca del distributore dà lavoro, secondo le elaborazioni di Ambrosetti, a ben 1.500 imprese copacker, di cui il 91,5% italiane, con una durata delle relazioni di fornitura che è di 2-4 anni nel 15,2% dei casi, di 4-8 anni per il 37,3 e di oltre 8 per il 47,5 per cento.