Dicembre si è chiuso in modo contradditorio. Il clima di fiducia rilevato dall’Istat, reso noto il 28 del mese, è positivo, a dispetto del cambio alla guida del Governo e dei preoccupanti segnali in arrivo da una parte del sistema bancario. L’indice sale, per i consumatori, da 108,1 a 111,1 riportandosi sul livello di luglio 2016. La componente futura torna ad aumentare - da 113,8 a 116,2 - raggiugendo il picco massimo da giugno 2016.

Eppure la stagione natalizia non si è rivelata brillante. I dati definitivi di Codacons evidenziano un assottigliarsi della spesa complessiva del 2,3% rispetto allo scorso anno. Gli italiani hanno sborsato circa quasi 9,8 miliardi di euro, dato molto consistente che però, ridotto a livello pro capite e omnicomprensivo - regali, addobbi per la casa, alimentari, viaggi –, si piazza a 164,5 euro. “La ripresa dei consumi – spiega Carlo Rienzi, presidente Codacons - non si è verificata e le famiglie hanno mostrato cautela, senza però rinunciare alla tradizione”.

Deboli anche le previsioni sui saldi invernali. Una prima indagine Codacons sulla propensione di shopping delle famiglie parla di una contrazione media del 5% e di un budget nazionale di 175 euro a famiglia. Meno di un cittadino su due (il 45% circa) deciderà di fare acquisti durante il bimestre degli sconti.

La contrazione colpirà in modo particolare i piccoli negozi e le periferie delle città, mentre numeri positivi si registreranno presso outlet e boutique d'alta moda. Anche quest’anno si pronostica, inoltre, una volata per il commercio online, che si aggiudicherà un quinto dello shopping.

Tutto da valutare, inoltre, l’impatto, a livello di sentiment, del terrorismo, fenomeno che, per quanto sembri cinico dirlo, ha avuto in passato riflessi decisamente inferiori rispetto alle grandi vicende economiche, come la Brexit.

Il 2017, come tutti sanno, si è aperto con un bilancio, ancora provvisorio, di 39 morti e 70 feriti a Istanbul, dove, poco prima della mezzanotte del 31, un commando ha aperto il fuoco sulle centinaia di persone che affollavano il night club ‘Reina’.

Se la chiusura d’anno non è di facile lettura, le tendenze di acquisto dell’anno sono più chiare. In testa alle preferenze degli italiani nel 2016 si sono piazzati i beni durevoli, anche grazie al bisogno di rinnovare mezzi di trasporto e tecnologie in parte obsoleti, e ha tenuto banco l’alimentare.

Il food & beverage ha proseguito il percorso di riqualificazione verso l’alto, con la riscoperta dei prodotti tipici della nostra cucina, da un lato, e con la crescente attenzione al benessere e alla salute dall’altro. Dunque via libera a ricette sfiziose, ma anche ai “senza” (senza lattosio, senza glutine, senza zuccheri aggiunti…), agli alimenti vegani, ai prodotti biologici.

E non è un caso che il 2016 abbia portato in dote le prime etichette di origine obbligatorie (accolta benissimo quella dei lattiero-caseari e in modo più contradditorio quella del grano) e un importante segnale di responsabilità sociale come la legge antispreco 166/16, entrata in vigore il 14 settembre.

I canali distributivi hanno registrato ulteriori evoluzioni, ben delineate dall’ultimo Rapporto Coop 2016. Le cifre sono relative al 2015, ma le attuali tendenze le confermano: “Per la prima volta da molti anni – si legge nel documento - la crescita degli alimentari specializzati supera la riduzione di quelli despecializzati. Salgono inoltre le forme di commercio più flessibili, sia quelle tradizionali (l’ambulantato +3% in un anno e +10% rispetto al 2010), sia le forme modernissime del commercio online (+12% gli operatori pure player, raddoppiati rispetto al 2010)”.

“Risultano in netta crescita i punti vendita orientati a specifici segmenti merceologici (specialisti drug), di prezzo (discount), di servizio e assortimento sui prodotti alimentari (superstore). Le difficoltà degli ipermercati, peraltro, trovano il principale motivo nello sfavorevole andamento del mercato finale dei beni non alimentari e, ancora una volta, nella competizione delle grandi superfici specializzate e dell’offerta online. La produttività della rete – continua il rapporto - premia in particolare proprio il superstore, l’unico format in crescita stabile negli ultimi anni, che sfiora, nel 2015, ben 8.400 euro di vendite per metro quadrato. Allo stesso modo, i punti vendita di più piccola dimensione, dopo anni di calo, evidenziano un miglioramento delle rese del 5 per cento”.

È stato anche l’anno dei centri commerciali, dei supermercati del futuro, dei supermercati specializzati nelle marche private di fascia alta, del rinnovamento di molte reti.

Il Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) sottolinea che nel 2016 sono stati realizzati più di 300.000 mq di centri commerciali. Molte le nuove aperture: Il Centro di Arese, Elnòs Shopping di Roncadelle, Scalo Milano di Locate Triulzi (Mi)… E nella seconda metà dell’anno l’interesse si è rivolto soprattutto verso il Centro-Sud, con le inaugurazioni di Maremà a Grosseto e di GrandApulia di Foggia, lo scorso 20 dicembre.

Per il 2017 si aspetta una conferma della crescita sugli stessi livelli e si attendono, fra gli altri, Mondo Juve, vicino a Torino, Adigeo a Verona, il parco commerciale ‘I Viali’ di Nichelino (To) e City Life Shopping, nell’omonimo quartiere residenziale di Milano.

Fra i punti vendita le aperture più interessanti dell’ultimo scorcio dell’anno sono state quelle del ‘Supermercato del futuro’ di Coop (il 7 dicembre a Milano Bicocca), del primo ‘Viaggiator Goloso’ di gruppo Unes (25 novembre), ancora a Milano e del primo Carrefour Express ‘Urban Life’, sempre più ristorante veloce e molto informale e sempre meno supermercato, anche questo a Milano, Corso Garibaldi. Tre esempi, assolutamente non esaustivi, del nuovo che avanza e che continuerà ad avanzare nel 2017.