di Luca Salomone

Segnali di ripresa nell’immobiliare. Una recente analisi di Dils (nuovo nome di Redilco Sigest) evidenzia che il primo semestre si è chiuso, in Italia, con investimenti totali di 2 miliardi di euro: anche se il comparto registra ancora una flessione, il secondo trimestre, in particolare, ha visto una risalita a 1,1 miliardi di euro, in crescita del 19 per cento sul quarter precedente. Tuttavia, si nota ancora un calo tendenziale, cioè su aprile-giugno 2022.

Occhi aperti sull'out of town

Il secondo quarter vede un ritorno di fiamma anche nei due settori dell’ospitalità e del retail. Il primo ha richiamato, negli ultimi tre mesi, 147 milioni di euro di investimenti, che diventano 270 nel semestre, mentre il secondo ha fatto segnare, da aprile a giugno, 120 milioni (160 semestrali), specie grazie ai segmenti ‘big box’ (grandi superfici) e ‘out of town’.

Un’analisi sulla quale concorda Cbre, che, il 6 luglio, ha reso note le cifre di settore, inerenti ad aprile-giugno 2023: «I volumi d’investimento del mercato retail risultano in crescita rispetto al trimestre precedente. L’offerta presente sul mercato inizia a popolarsi con nuovo prodotto ‘out-of-town’. L’attenzione alle prestazioni e ai fondamentali degli immobili rimane il principale criterio di scelta, grazie al fatto che si registrano sia incrementi nei canoni di locazione, sia livelli di vacancy (mancanza di occupanti) molto bassi».

A un livello più generale tutto il mercato immobiliare è comunque, in una fase di rilancio ancora fragile e tenuta a freno, in Italia e in Europa, come riporta Cbre, «da un ulteriore aumento del costo del capitale, in seguito alle politiche monetarie della Bce per contrastare l’inflazione, politiche che determinano nuove strategie di prezzo, trasversali a tutti i settori e con conseguenze negative sulla disponibilità e il costo del debito».

Ristorazione e turismo al centro

Sull’altro versante, come sottolinea gruppo Tecnocasa, ci sono vari elementi di positività. Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi, osserva che «il ritorno importante del turismo ha dato una spinta, soprattutto alla ristorazione, che è la motivazione principale per la quale si cercano locali commerciali in affitto, anche di ampie dimensioni. Questo sia nelle grandi città, sia nelle località turistiche, dove incide anche la possibilità di avere un dehors esterno.

«Esaminando le strade di maggiore passaggio delle grandi città in cui siamo presenti stiamo notando che importanti marchi, nazionali e internazionali, del lusso e del mass market, quando possibile, si riposizionano, occupando spazi che si erano svuotati nel post Covid.

«Essi colgono l’occasione per aumentare la metratura e occupare posizioni tali da garantire maggiore visibilità. Le high street restano appannaggio dei brand più importanti, che possono permettersi il pagamento di affitti più elevati. È chiaro – continua Megliola - che le attività di somministrazione e ristorazione hanno un ruolo sempre più importante all’interno dell’offerta retail. Nelle vie non di passaggio, o laterali a vie di transito, si insedia prevalentemente chi eroga servizi alle persone e alle imprese, oppure ristorazione e abbigliamento che hanno una clientela fidelizzata e che recuperano visibilità sui social, oppure vendono solo on line e usano il negozio esclusivamente come punto di ritiro. Infine, uno dei trend che si era messo già in luce prima della pandemia, che il Covid ha potenziato e che sembra ancora trovare conferma, è l’affermarsi del negozio di prossimità che però, a detta delle nostre reti, in questo momento incontra difficoltà legate ai canoni di locazione in aumento».