Prosegue fino a ottobre inoltrato la raccolta delle mele del Consorzio Melinda e de La Trentina, che riuniscono oltre degli oltre 4.000 soci frutticoltori nelle valli del Noce. Un rito identitario e collettivo per un intero territorio che, da sempre, contribuisce in modo significativo alla produzione nazionale. Quest’ultima, dicono le previsioni di Prognosfruit per il 2023, dovrebbe supererà di poco i 2,1 milioni di tonnellate, un dato stabile rispetto al 2022. In questo quadro, assicura Melinda, l’impegno per la sostenibilità resta in cima all’agenda. Sul campo, ad esempio, l’azienda scommette da tempo sull'irrigazione a goccia, un metodo di somministrazione capillare alle piante che permette di risparmiare il 30,6% dell’acqua nel confronto con la tradizionale applicazione a sovrachioma. L’applicazione di un sistema di filtraggio e riutilizzo, inoltre, consente di ridurre l’uso dell’acqua anche negli impianti di lavorazione dove le mele vengono selezionate e confezionate. Non meno importante è l’impegno per il risparmio energetico. Il Consorzio si basa da tempo su una fornitura 100% rinnovabile grazie all’energia idroelettrica e quella fotovoltaica. Quest’ultima è prodotta direttamente dai pannelli, installati sui tetti degli impianti di conservazione e lavorazione. A questo si aggiunge l’impiego delle celle ipogee, le “stanze” di conservazione situate a 300 metri di profondità all’interno della miniera di dolomia Rio Maggiore. Qui la bassa temperatura, i bassissimi tenori di ossigeno e la capacità isolante della roccia, consentono di preservare i frutti più a lungo impiegando circa il 30% in meno dell’energia richiesta nei magazzini di superficie. Oggi le celle ospitano circa 30mila tonnellate di mele che saliranno a 40mila entro la fine dell’anno. Oltre ai vantaggi di costo, l’uso dei magazzini sotterranei determina un calo delle emissioni di CO2, un risparmio idrico nel raffreddamento dei compressori e l’eliminazione dei pannelli coibentanti, tipicamente complessi da smaltire.