Il tema della sicurezza è uno dei punti cardine delle tecnologie aziendali applicate ai pagamenti digitali. Alla fine del 2022 sono state registrate un totale di transazioni cashless pari a circa 400 miliardi di euro soltanto in Italia, in settori che spaziano dalla compravendita di prodotti ai servizi online, fino anche ai servizi in loco, come la ristorazione (in ulteriore slancio del +44 per cento dal 2022 al 2023). Il fenomeno si incrocia all’aumento parallelo di minacce come frodi, furti di identità, phishing, di cui smartphone, tablet e pc possono divenire veicolo se non si presta la dovuta attenzione. Proprio in questa direzione si è mossa la direttiva europea PSD2, che pone regole e indicazioni precise sugli strumenti di contrasto alle frodi telematiche, al fine ultimo di proteggere i consumatori e incentivarli verso l’utilizzo del cashless. Sempre su questo fronte, si susseguono le novità e le applicazioni della direttiva: di recente l’organizzazione W3C (World Wide Web Consortium) ha lanciato il Secure Payment Confirmation (SPC), una nuova procedura finalizzata ad implementare una verifica crittografica standardizzata operativa nelle fasi finali degli acquisti “senza contante”. Lo standard si conforma pienamente ai metodi di autenticazione sicuri per l’utente, così come già garantite dalle chiavi crittografiche forti quali le impronte digitali e il riconoscimento facciale, ma aggiunge una sorta di “consenso dell’utente” al momento della conclusione della transazione.

Gli standard tecnologici richiesti non sono l’unico aspetto centrale rispetto alla crescita di fiducia verso i vari tipi di pagamenti digitali. La tutela dei dati personali e l’anonimato, specialmente in alcuni tipi di transazioni, hanno fatto il successo e la fortuna di alcuni sistemi di pagamento che ad oggi si configurano come i più richiesti e utilizzati del web. PayPal, innovatore assoluto in questo senso, richiede infatti per l’accesso ai servizi soltanto l’inserimento dell’indirizzo mail associato al conto, e dunque non dati personali, né codici pin o numeri di carte di credito o debito. Per mezzo di questo “login” sicurissimo si ha accesso a un servizio di ewallet a tutto tondo, che include la possibilità di pagare utenze verso pubbliche amministrazioni via PagoPA, di effettuare microdonazioni anche benefiche, di iscriversi a siti di incontri, di ottenere consulenze mediche online, oltre - chiaramente - alle ormai tradizionali compravendite di e-commerce.

Si tratta di esempi che mettono in evidenza la flessibilità dei nuovi metodi di pagamento, in totale cybersecurity. A questo si vanno ad aggiungere altri sistemi unici per effettuare transazioni digitali, come ad esempio Paysafecard, che si inserisce a pieno titolo nelle forme di pagamento prepagate, al pari di Postepay e di altri metodi analoghi. Già le carte prepagate, nel loro funzionamento e natura, hanno il vantaggio di non esporre il titolare a conti in rosso, e dunque gli acquisti non possono essere perfezionati in assenza di credito sufficiente. Per le compravendite di prodotti e servizi online questo aspetto è utilissimo, perché si è sicuri che, anche in caso di furto della carta o dei codici, non si può scendere sotto una data disponibilità. Paysafecard, nello specifico, è indipendente da carte di credito e conti, in quanto si tratta di un codice pin a 16 cifre usa e getta, da acquistare nei negozi convenzionati, e per mezzo del quale si può accedere a diversi tipi di pagamenti digitali. I codici di questo genere sono molto usati per servizi online, da Spotify a Google Play, da Xbox a Steam, passando per i siti di scommesse che accettano Paysafecard come metodo di deposito e prelievo, e ancora per lo store di Microsoft e Dropzone, solo per fare qualche esempio. Gli importi massimi concessi sono di 1000 euro per ogni transazione, ma si possono acquistare più codici presso i punti vendita -anche fisici - aderenti, come ad esempio supermercati di catena oppure store di elettronica, il tutto a dimostrazione che la vera chiave nel futuro dei pagamenti è in realtà ibrida, ovvero multicanale.

Paysafecard, dopotutto, insieme ad altri metodi per pagare a distanza, ha aperto le porte a un concetto economico che potremmo definire “contante online”: in poche parole si ha tutta la versatilità dei pagamenti cash, ma senza l’impegno di portarsi dietro del denaro fisico, e senza le lungaggini del tradizionale bonifico emesso dall’home banking.

In tale prospettiva, alle carte prepagate o ricaricabili come la Postepay e Postepay Evolution del Gruppo Poste, ma anche a wallet come PayPal, Skrill, Neteller, e a sistemi nuovi come Paysafecard si sono aggiunti i portafogli elettronici come Apple Pay e Google Wallet. Questi ultimi sono incentrati sulla possibilità di effettuare transazioni cashless sia online che sul canale fisico, grazie ai sensori NFC integrati nei dispositivi - in questo caso smartwatch e mobile Apple. Lo stesso è l’approccio di Google Wallet, per dispositivi Android: anche in assenza della tecnologia NFC i pagamenti si possono concludere agevolmente inquadrando l’apposito QR Code e confermando, in piena sicurezza, tramite l’impronta digitale.

Si tratta di una forte svolta per i pagamenti digitali, perché l’appoggio strutturale dei dispositivi mobile utilizzati e delle aziende che ne fanno capo infonde negli utenti una ulteriore percezione di sicurezza, e agevola i pagamenti cashless anche laddove sono meno scontati e più significativi, ovvero sul canale terrestre.