Agguantato il successo producendo già dal 1981 pellicole industriali di polietilene da estrusione, la bresciana GFG Ghidini è passata nel 2008 alle ecoplastiche per imballaggi e a quelle bioplastiche per i sacchetti dei rifiuti umidi, quelli che è d’obbligo utilizzare nelle province dove la raccolta differenziata è a uno stadio avanzato.

Gli ultimi tre anni di investimenti in ricerca e sviluppo hanno permesso alla società, presieduta da Paolo Ghidini, di mutare decisamente rotta facendo propria la filosofia ecologica ispirata alla ricerca di materiali tecnologicamente avanzati, innovativi e soprattutto realizzati con sistemi ecologicamente “corretti”.

Ghidini spiega la sua ambizione: «Intendo offrire un prodotto di plastica riciclata a un prezzo competitivo che consenta la localizzazione della produzione e che permetta all’Europa un’autonomia di approvvigionamento per quanto riguarda questo tipo di articoli tipicamente provenienti dal Far East.
La gamma GFG, a differenza di quanto attualmente offerto dal mercato, è interamente concepita, progettata e ideata con uno spirito green che abbatte i costi del trasporto e riduce sensibilmente la spesa energetica”.

“Pur producendo anche in materiale biodegradabile - continua - abbiamo scelto di utilizzare e modificare le recenti tecnologie per produrre pure un blend di plastica riciclata che possa essere lavorato a spessori molto bassi, senza perdere un’ottima resistenza”. La filiera produttiva è stata orientata in senso ecosostenibile, il che ha portato Ghidini a dimezzare le quantità di CO2 e di prodotto immesse nell’ambiente. “Con la nostra produzione - aggiunge - offriamo prezzi competitivi e vantaggiosi anche in Europa, consentendo così di diminuire le distanze che normalmente vengono percorse da questi prodotti in genere importati”.

Le procedure adottate da GFG aiutano dunque l’ambiente anche perché permettono di ridurre il ricorso alla materia prima: ogni anno vengono trasformate in Italia 4,51 milioni di tonnellate di plastica di cui 2,029 milioni di tonnellate per imballaggi (45%). “Se la nostra filosofia si diffondesse, questi 2 milioni si ridurrebbero a 913 mila tonnellate e se si considera che nel 2010 sono state recuperate circa 700 mila tonnellate di plastica, circa il 33% dell’immesso al consumo, riusciremmo ad avvicinarci all’inizio di un circolo virtuoso che potrebbe portare all’utilizzo esclusivo di plastica riciclata”, insiste Ghidini la cui azienda, che conta 30 dipendenti, vanta un fatturato di 9,8 milioni di euro nel 2010, in crescita del 75% rispetto all’esercizio precedente e con un primo trimestre 2011 che ha già registrato un incremento del 46%.

Tre le tipologie di materiale plastico prodotto da GFG. Il primo, per utilizzi industriali, è l’eco film Plart EVO. Esso rispecchia pienamente la filosofia aziendale, che mira a fornire prodotti di qualità riducendo l'impatto ambientale. Determinante è l'impiego di plastica riciclata, combinato con l'utilizzo di tecnologie di ultima generazione e l’esperienza trentennale nell'estrusione di polimeri. Gli articoli in eco film Plart EVO, con uno spessore inferiore del 55% rispetto ai prodotti tradizionali, assicurano ottime resistenze meccaniche alla perforazione e all’allungamento. Questo grazie anche alla saldatura anti-goccia a stella che fornisce una migliore resistenza ai liquidi e al peso.

Il secondo materiale prodotto e impiegato da GFG è il Plamid, una bio plastica derivata dalla lavorazione dell’amido di origine vegetale dal quale si ricavano film utilizzabili per gli stessi scopi delle materie plastiche tradizionali ma con il vantaggio di essere biodegradabile e compostabile. Per questo è considerato ottimo per imballi a perdere monouso, sacchi industriali, nettezza urbana e shopper. Attualmente è in assoluto il protagonista sulla scena dell’imballaggio: basti pensare alla legge entrata in vigore all’inizio del 2011 che obbliga tutte le attività commerciali a distribuire shopper costituiti da materiale.
“Nel nostro paese - informa Ghidini - le buste della spesa sono uno degli elementi di maggiore inquinamento del territorio. Si stima che la produzione annuale di shopper equivalga a più di 300mila tonnellate di plastica, ovvero 430mila tonnellate di petrolio e 200mila tonnellate di biossido di carbonio”.

Il terzo materiale plastico prodotto da GFG è il Plart, progenitore del Plart EVO del quale ha le stesse caratteristiche pur essendo costituito da polimeri tecnici vergini. Tende ad essere progressivamente abbandonato per privilegiare l’utilizzo della plastica riciclata, che caratterizza la svolta nettamente ecologica di GFG.

La svolta ecologica dell’azienda è anche dovuta alla consapevolezza che la plastica, a seconda delle dimensioni e dello spessore, può rimanere nell’ambiente dai 400 ai 1000 anni: non si biodegrada, ma si foto-degrada scomponendosi in particelle tossiche sempre più piccole. “Non solo - insiste Ghidini - la plastica tra i vari materiali destinati a diventare rifiuto è sicuramente quello maggiormente dipendente da risorse non rinnovabili, in primis il petrolio, con forti oscillazioni di mercato, direttamente correlate al polimero vergine. In ottica di risparmio energetico, per ogni chilo di Polietilene riciclato si risparmiano 1,7 kg di petrolio equivalente, con emissioni di CO2 pari a circa il 60% in meno rispetto al polimero vergine derivato da petrolio”.