In un momento di grande incertezza economica sul quadro internazionale il settore retail è chiamato sempre più a fare delle scelte in termini di efficienza e risparmio dei costi per poter garantire un prodotto e un servizio di qualità anche a fronte di un andamento delle vendite che non si può definire entusiasmante. A partire dalle spese fisse per il consumo energetico richiesto dall'illuminazione e climatizzazione degli ambienti e dal mantenimento della catena del freddo fino ad arrivare ad aspetti delicati da cui dipendono la produttività e competitività del punto vendita, aspetti come la gestione sicura del denaro e l'uso intelligente delle risorse umane. Le insegne rispondono alla crisi dotandosi, quando possibile, di strutture e macchine durature e affidabili. E anche in una fase di incertezza, i più lungimiranti stanno investendo in alcune soluzioni tecnologiche capaci di aiutarli nella gestione dei processi interni e in altre dirette a migliorare l'esperienza d'acquisto del consumatore. Dal punto di vista delle aziende che abbiamo intervistato le soluzioni per una prossima ripresa ci sono e si chiamano: efficienza energetica, integrazione ed esternalizzazione dei servizi, capacità di fare sistema e implementazione della tecnologia nei punti di vendita. Ecco cosa ci hanno detto.

Quando la efficienza ha il suo peso

Il segmento delle affettatrici e delle bilance riflette la struttura di un mercato sempre più “a clessidra” con una prevalenza del primo prezzo e del premium mentre la crisi economica generalizzata ha portato a una riduzione in termini di volumi un po' perché qualche negozio ha chiuso o qualcun altro cerca di prolungare il più possibile la vita delle macchine con l'assistenza tecnica, un po' perché alcuni negozi hanno ridotto il numero di affettatrici sul banco perché hanno ridotto i banchi macelleria e salumeria. “Di conseguenza – spiega Mauro Amadei presidente di Berkel – oggi vediamo una serie di clienti che guarda sempre più il prezzo e sempre meno le caratteristiche del prodotto, un atteggiamento che in alcuni casi può essere giustificato ma che in molti altri è, secondo noi, una scelta miope, che a lungo termine comporta costi nella vita del prodotto più alti per il cliente stesso. Il risparmio del momento si accompagna spesso a una vita della macchina ridotta, a costi di assistenza tecnica superiori, ma soprattutto a un maggior costo legato agli scarti del prodotto tagliato che sono superiori oltre che, magari, a una minor qualità di scelta del prodotto finale. La nostra gamma di prodotti è in genere pensata per cercare di ridurre il costo del prodotto nell'arco della vita del prodotto stesso grazie a una maggior durata nel tempo (2 o 3 anni di più in media), alla riduzione dei costi di gestione a partire dalla manutenzione e dal fatturato dato dal maggior prodotto venduto per via della riduzione degli scarti. In questo l'innovazione tecnologica può aumentare di molto l'efficienza della macchina lavorando sulle tolleranze e sui sistemi di montaggio. Noi abbiamo da poco lanciato sul mercato un'apparecchiatura di fascia molto alta che combina l'acciaio Inox all'alluminio, che ha tutta una serie di componenti sovradimensionati e che utilizza vari brevetti per lo smontaggio e la pulizia: una macchina così costa ma, nonostante la crisi, risponde alle esigenze di quei clienti che considerano queste attrezzature non una spesa quanto piuttosto un investimento che mostra il suo valore aggiunto nella quotidianità del punto vendita, un po' come una macchina costosa ma che consuma meno”.
“Un negozio è obbligato a pesare le cose quindi si tratta di un'attrezzatura che è obbligato ad acquistare – sottolinea Alberto Ambu Product Manager Retail Scales di Bizerba – Quello che stiamo notando ultimamente è che i retailer si stanno spostando sempre di più verso l'acquisto delle bilance che noi chiamiamo “check out”, quelle bilance di solito integrate agli scanner al banco cassa: dove c'è l'operatrice che legge il codice a banner sullo scanner, sotto o dentro lo scanner, c'è un piatto mobile che si stacca dal banco e che, grazie a una cella di carico posta sotto, funge da bilancia. L'operatrice lo usa per ricontrollare il peso dei sacchetti dell'ortofrutta o dei prodotti da banco: può capitare, infatti, che un filetto o un prodotto del banco gastronomia finiscano in una confezione che non è pesata. Succede più spesso al centro e sud Italia, le zone dove non a caso stanno aumentando gli ordini di questo tipo di bilance. Dato che sono aumentati i furti nei negozi, il negozio si predispone per fare un altro controllo alla barriera cassa, controllo utile anche ad abbattere la percentuale degli errori che sono sempre possibili. Per evitare pesate inferiori al reale abbiamo già dotato di un sistema di filtri le nostre bilance self al reparto ortofrutta in modo tale che, se il sacchetto viene trattenuto, il piano della bilancia non è stabile e non stampa la pesata”.
Sia all'interno delle grandi superfici sia nei piccoli negozi, la domanda delle affettatrici e delle macchine per la lavorazione della carne si può dividere in due macrogruppi. Il primo lavora sulla quantità, cerca di abbattere i costi e offrire il proprio prodotto a un prezzo inferiore e questo si traduce nel fatto che le attrezzature non vengono cambiate per quanto obsolete e meno efficienti. “È un mercato che ha la sua importanza e a cui proponiamo prodotti a prezzi inferiori e ovviamente con una qualità inferiore, pensati proprio per durare uno o due anni prima di essere cambiati – continua Alberto Ambu – Poi c'è invece un'altra fascia di mercato che punta su attrezzature che durano nel tempo, assicurando maggior qualità al prodotto. In alcune grandi strutture stiamo avviando dei progetti per dare un miglior servizio alla clientela: per esempio abbiamo realizzato un “elimina code” che si aggancia alle bilance. In pratica abbiamo dei chioschi dove si possono prenotare i numeri di tutti i reparti che sono presenti nel pdv e poi il numero viene chiamato ai banchi. Il valore aggiunto è dato dal fatto che tutti questi dati vengono raccolti e analizzati per identificare le fasce orarie in relazione ai comportamenti d'acquisto dei consumatori, e aiutare il marketing a fare operazioni più mirate ed efficaci sulla clientela”.

Recuperare spazi e standardizzare l'offerta

La crisi si riflette anche su uno dei segmenti più classici nell'ambito delle attrezzature per il punto di vendita. Al momento la tendenza è quella di una scelta di attrezzature semplici accompagnata da una maggior uniformità nella scelta degli accessori. “Troppo spesso in passato si è esasperata la funzione dell'accessorio dedicato sopportando costi necessariamente alti – spiega Massimo Mussi Responsabile Marketing di Intrac – L'attuale critica congiuntura economica ha orientato in modo diverso sia la domanda sia l'offerta delle attrezzature sul pdv. Oggi si cerca di offrire un allestimento sufficientemente rappresentativo anche con dei prodotti standard o basic presi direttamente dai cataloghi dei produttori. C'è stato un momento in cui sembrava si dovesse inventare un espositore per ogni tipo di prodotto: una ricerca continua che mirava a soddisfare e fidelizzare il cliente con “pezzi speciali” e che comportava costi maggiori che si cercava di assorbire per non perdere il business. In un'ottica di ottimizzazione dei costi, è stato necessario ritornare a una sorta di minimalismo anche nel nostro settore pur continuando a seguire le nuove esigenze di layout”. C'è una ricerca della massima fruibilità delle superfici di vendita utilizzando strutture meno invadenti: per questo Intrac ha messo a punto un sistema chiamato Janus che permette a parità di superficie di guadagnare spazio a terra: riducendo l'intercapedine dei fondali, la parte strutturale dello scaffale, e sagomando i piani sospesi della scaffalatura in modo da farli arrivare fino in fondo, su uno scaffale standard si riescono a guadagnare circa 10 cm a terra pur mantenendo la stessa quantità di superficie espositiva. “Questo porta grandi vantaggi sopratutto nelle medie superfici – continua Massimo Mussi – abbiamo calcolato che su una superficie media di 400-500 mq è possibile guadagnare un lineare di gondola in più. Attualmente la tendenza dei retailer poi è quella di ridurre molto l'assortimento di prodotto perché invece di tenere in vendita 10 flaconi di detersivo, per esempio, preferiscono tenerne a scaffale 5 ma aumentare le marche offrendo più scelta al consumatore. In questo senso guadagnare un lineare di gondola per il negozio significa guadagnare superficie espositiva, ospitare più marche e variare le referenze. Ma si può fare di più. In Italia ci sono circa quattro produttori importanti di scaffalature, e fanno un prodotto similare. Questo vuol dire che dal punto di vista stilistico c'è una sorta di livellamento: se si esclude un certo margine nella scelta dei materiali, dal punto di vista prestazionale le scaffalature si somigliano. L'ideale sarebbe costituire una sorta di cartello e uniformare le misure di questi scaffali; in realtà questo è già in parte successo dato che i passi convenzionali sono quattro – 66 e mezzo, 100, 120 e 133 – ma un passo 100 per noi potrebbe essere in realtà 99.8 mentre per un nostro concorrente 99.7 o 99.9. Poca differenza ma così non c'è compatibilità. Standardizzare i quattro passi principali consentirebbe alle quattro aziende di creare una sorta di centro d'acquisto per quello che riguarda gli accessori (barre, frontalini e divisori) e abbattere i costi in modo rilevante”.

La giusta temperatura in una luce ottimale

Riuscire a mantenere all'interno di un ambiente in cui sono conservati degli alimenti una certa temperatura e una certa qualità dell'aria è molto importante sia per la qualità dei prodotti sia per le ricadute in chiave di risparmio energetico. “Per la misurazione e il monitoraggio dei vari parametri siamo in grado di offrire al mondo retail una serie di prodotti – spiega Andrea Ceriotti Product Manager - Measurement Systems di Testo – dagli strumenti palmari quindi portatili per il monitoraggio della qualità dell'aria e della temperatura con cui misuriamo istantaneamente parametri basilari temperatura e umidità a un sistema di sonde che, collegate a strumenti predisposti, possono monitorare pressione atmosferica, pressione differenziale o Co2 in ambiente ma riescono anche a misurare la velocità dell'aria in uscita dalle bocchette di ventilazione quindi aria condizionata, riscaldamento e ventilazione così da verificare se l'impianto sta funzionando correttamente. Ci sono poi strumenti che vanno oltre la misura istantanea, modelli in grado di memorizzare i dati che misurano per un certo range di tempo; una volta salvati i dati vengono collegati a un pc dove con un software dedicato si esegue lo scarico e l'analisi dei dati stessi. Questa analisi consente di intervenire dove ci sia necessità di regolazione o bilanciamento delle temperature all'interno di un edificio, di un grande magazzino, di un deposito, anche all'interno di una cella refrigerata, per esempio, dove solitamente si va a fare il monitoraggio in più punti per verificare che la temperatura sia uniforme nella sala anche a diverse altezze per un discorso di stratificazione. Questi strumenti sostengono la filiera in diverse fasi non solo in negozio, dove controllano che il sistema di condizionamento/riscaldamento/ventilazione sia adeguato alla struttura, ma anche nei magazzini di stoccaggio e in produzione, nelle fasi di temperatura e umidità controllata. Per esempio, nelle celle climatiche per la stagionatura dei prosciutti il monitoraggio e la successiva regolazione dei parametri ambientali sono costanti e seguono le varie fasi della stagionatura attraverso i trasmettitori per applicazioni fisse e un sistema di soglie d'allarme”. Un'altra voce di spesa che incide molto nella vita di un punto di vendita è data dall'illuminazione che deve essere il più possibile efficiente nella durata e nei consumi. “Visti i costi dell’energia, l’efficienza energetica è la parola d’ordine in tutti i settori – conferma Nicola Mazzucato Business Development Manager Italia di Bäro – Nel campo dell’illuminazione l’obiettivo viene implementato grazie alle innovazioni sia sul fronte LED sia mediante la nuova generazione di lampadine a ioduri metallici. Su tali premesse, posso confermare che BÄRO aveva già avviato questo processo da molti anni e in molti modi diversi, definendo un approccio particolare all’efficienza energetica che fa leva sul know-how e le competenze dell’azienda nel settore delle parabole. Con parabole speciali dotate di diversi angoli d’irradiazione – utilizzando la stessa tecnologia d’illuminazione – BÄRO è sempre riuscita a illuminare in maniera ottimale la stessa area con meno corpi illuminanti e con una conseguente riduzione dei consumi energetici. Dopo aver portato avanti la ricerca nel campo della tecnologia delle parabole, abbiamo ora sviluppato e applicato internamente lo stesso concetto alle tecnologie del LED sviluppando una nuova gamma di parabole in MIRO®. Il risultato di questa estesa attività di ricerca è una gamma di parabole che raggiungono un’efficienza del 96%. La tecnologia ci ha permesso di abbassare il voltaggio utilizzando soluzioni LED a lunga durata e manutenzione zero, mantenendo tuttavia le stesse performance illuminanti delle lampade a scarica. Un esempio pratico è dato ancora una volta dalla nostra gamma di corpi illuminanti: a seconda del contesto e dell’effetto desiderato, la tecnologia di corpi illuminanti Ontero EC è la soluzione di BÄRO con diverse soluzioni di applicazione e colorazione. Tecnicamente avanzato, Ontero EC 125 è raffreddato attivamente da una ventola termoregolata mentre un dispositivo di monitoraggio della temperatura del LED fornisce una protezione aggiuntiva contro il surriscaldamento. L'apparecchio è disponibile in quattro colori chiari (2.500, 2.700, 3.000 e 4.000 Kelvin) e, a seconda del colore, può generare un flusso luminoso costante fino a 4.000 lumen. Ontero EC 126 è il modello ideale a LED per il settore retail. Il faro è raffreddato passivamente attraverso le alette di raffreddamento integrate nella testata, e può generare un flusso luminoso costante di 3000 lumen per un consumo di 40 watt”.

Sicurezza e flessibilità in outsourcing

La crisi economica, che spesso si accompagna a un aumento dei fenomeni di criminalità, si combatte anche ottimizzando un aspetto fondamentale nella vita di un negozio: la sicurezza sul punto di vendita e nella gestione del denaro, il che significa potenziarla ma tagliando i costi grazie a sistemi più efficienti e tecnologicamente più avanzati. “Per quanto riguarda le macchine per la gestione del contante front e back office, notiamo un interesse crescente per questi sistemi di pagamento e per la gestione del contante, un tema che è già stato sviluppato nel settore bancario ma che per il retailer è ancora da esplorare anche perché le esigenze non sono le stesse – evidenzia Marco Depaoli Amministratore Delegato di Gunnebo – Nel settore retail si va sempre di più verso un pagamento self e una gestione del contante a ciclo chiuso dove il contante viene inserito dal cliente/retailer in una macchina di front office e poi lo si ritrova in sala conta, praticamente non lo si vede più nel negozio e nemmeno nel trasporto valori (gestione del contante front e back office). C'è però anche un ciclo “non chiuso” quando le macchine vengono messe solo sul back office quindi il denaro deve convogliare lì e si vede dalla cassa al back office. La tendenza e i modelli di business stanno cambiando. C'è chi adopera il sistema di front e back office quindi a ciclo chiuso e c'è chi adopera il sistema solo di back ma quello che è interessante è l'evoluzione di questo sistema: si tenderà in prospettiva futura a far si che o la banca o il trasportatore del valore possano offrire al retailer un servizio composto dall'affitto delle macchine, dal trasporto valore e dalla sala conta quindi non solo come oggi trasporto valore e conteggio dello stesso. Saranno disponibili dei sistemi misti. Il retailer potrà acquistare le macchine front e back office o queste entreranno a far parte del canone di un servizio più ampio in outsourcing, permettendogli di semplificare la gestione del contante e di avere dei benefici in termini di costi e in termini di validazione e conteggio del denaro: il servizio comprende, infatti, il riconoscimento della valuta il giorno stesso in cui le macchine la contano. Tutto questo porta con sé innovazione in termini di tecnologia ma anche come modello di business”. Oltre alla tendenza verso un cash ending con modelli di business abbastanza variegati, si stanno affermando altri servizi: non solo quelli tradizionali che vanno dall'analisi del rischio allo studio di fattibilità alla progettazione-installazione-manutenzione-aggiornamento tecnologico delle macchine ma anche l'assistenza remota, l'help desk e il minitoring, il che vuol dire farsi carico anche degli allarmi di sicurezza e gestirli. Oggi la tecnologia, in particolare la comunicazione a distanza con vari vettori, dà una grandissima mano perché si passa da vettori di tipo IP quindi da rete LAN alle reti GPRS fino a sistemi di connessione su reti dedicate. “Pensiamo ai vantaggi che può dare il monitoring in outsourcing rispetto al sistema più diffuso oggi in cui un grande negozio ha una sala operativa interna dove impiega del personale per la sicurezza e l'antitaccheggio – continua Marco Depaoli – Nel nostro caso un istituto di vigilanza che abbia investito in un sistema di monitoring tecnologicamente avanzato, potrà condividerlo con più clienti/retailer; così, per esempio, nell'ipermercato che abbia il proprio personale impegnato nella sala operativa interna
in certe fasce orarie questo controllo potrà essere fatto da remoto, guadagnando in flessibilità e tagliando i costi: una tecnologia così usata per un solo cliente probabilmente non fa rientrare dell'investimento ma condivisa con mille clienti porta profitto; inoltre il personale vigilante, nelle fasce demandate in outsourcing, può essere impiegato in altri compiti all'interno del negozio. In questo modo i retailer esternalizzano delle attività che non appartengono al loro core business e lo possono gestire in modo più efficiente”.

Novità dal mondo del freddo

I nuovi prodotti coinvolti a vario titolo nella catena del freddo cercano di seguire le attuali esigenze di sostenibilità: “sono quindi prodotti a basso consumo energetico, allineati con i nuovi fluidi refrigeranti quindi dotati di scambiatori che permettono di utilizzare fluidi come R407 o il CO2; l'illuminazione a Led e l'uso di ventilatori a basso consumo energetico permettono anch'essi di ridurre il consumo elettrico del banco – spiega Luca Magni direttore commerciale Carrier Refrigeration Distribution Italy – Oltre a questo, il mercato va verso la copertura con porte sia per i mobili verticali sia per le “vasche”, un prodotto questo delle porte vetrate già ben affermato nelle isole a bassa temperatura ma di più recente “scoperta” sui banchi murali. La crisi impone al retailer una maggior attenzione ai costi ed è quindi ancora più importante che il costo di questi prodotti sia compensato da un maggior risparmio energetico: si investe nel prodotto e si risparmia in termini di energia elettrica consumata; volendo fare una media fra diversi format e superfici di vendita, diciamo che in generale in un lasso di tempo dai tre ai cinque anni si recupera l'investimento. Oltre all'efficienza energetica, un altro aspetto molto richiesto dal mercato e per il quale siamo riconosciuti dai nostri clienti è la qualità del supporto tecnico: la nostra attività di service post-vendita è in grado di accompagnare il cliente nelle migliore gestione del prodotto in base alle sue specifiche esigenze”. Per quanto riguarda gli impianti, le proposte di Arneg sono guidate e dalle necessità dei clienti e dalla legislazione in materia di gas refrigeranti la cui scelta deve essere fatta in una situazione di compromesso fra riduzione di GHG -Green House Gases- con minore GWP (Global Warming Potential) possibile e alta Efficienza Energetica (migliore COP). “I refrigeranti devono essere sicuri, di facile reperibilità sul mercato e con importi d’investimento contenuti – sottolinea Luca Masiero Direttore vendite Italia di Arneg – La CO2 è la migliore soluzione per applicazioni in Bassa Temperatura (no per i mobili con gruppo incorporato). L’R134A è una buona scelta per i mobili TN del tipo remoto mentre l’R290 (propano) può essere una buona soluzione nei mobili con gruppo incorporato con cariche di refrigerante ≤150g . Le superfici dei punti di vendita si stanno riducendo rispetto agli anni passati, i negozi di prossimità e i discount sono sicuramente i format che stanno avendo maggior successo in termini di redditività. Gli spazi ridotti impongono scelte di murali sempre meno profondi e con porte, mentre la vendita del fresco e del preparato condiziona la tipologia di vetrine che devono garantire sempre più visibilità dei prodotti esposti”. Arneg è un’azienda da sempre molto attenta all'aspetto dell'innovazione. In alcune recenti realizzazioni ha proposto nella sezione gastronomia l’inserimento degli avanbanchi,in versione refrigerata o dry: vetrine sporgenti rispetto al banco stesso, collocate in snodi strategici del percorso alimentare e gastronomico, per venire idealmente incontro alle scelte del consumatore portando in primo piano prodotti che il punto vendita sceglie di valorizzare. “Nella sezione surgelati gioca un ruolo di primo piano il modello Wengen, mobile a bassa temperatura,un perfetto mix tra i tradizionali armadio porte a vetro e il mobile combinato fornito di vasca e sportelli – continua Luca Masiero – si caratterizza per la particolarità delle porte che inglobano l’intero mobile in modo da aumentare la capienza del pozzetto e consentire al cliente di avere tutto a portata di mano”. Per quanto riguarda l'offerta Costan, marchio del gruppo Epta, punta di diamante è la gamma High Efficiency, che comprende le vasche, che garantiscono facilità di accesso e visibilità dei prodotti ed i mobili combinati, che uniscono l’esposizione orizzontale a quella verticale ottimizzando così il rapporto tra ingombro al suolo e capacità espositiva. “All’interno della gamma, è importante segnalare l’introduzione delle porte Zero Consumo di Elephant GV, banco verticale con porte, e di Cayman 2, combinato, che garantiscono una riduzione dei consumi elettrici diretti del 45% rispetto ai banchi tradizionali, grazie alla totale assenza di resistenze installate nel telaio e nelle vetrate delle porte – sottolinea Manuela Da Canal, Product Manager Epta – L’applicazione di un film sul vetro interno e l’utilizzo di gas inerti fungono da barriera tra la temperatura esterna ed interna, evitando la formazione di condensa, a vantaggio della massima visibilità degli articoli esposti. Ulteriore novità sono le vasche per surgelati con coperture integrate, Tortuga 2 e Crocodile 2 che, grazie alla loro ergonomia, studiata per migliorare l’interazione con i consumatori e gli addetti del punto vendita, assicurano il massimo comfort ed una perfetta visibilità grazie al vetro frontale. Elemento distintivo è la copertura, caratterizzata dalla massima trasparenza e resa più ergonomica dall’apertura in senso verticale anziché orizzontale”.

Parola d'ordine: Energy Saving

“Il tema è più che attuale prova ne è che alcuni Clienti della gdo ci stanno coinvolgendo in progetti di Energy Saving che riguardano non solo la refrigerazione commerciale ma anche il condizionamento e l’impianto luci – conferma Luca Masiero Direttore vendite Italia di Arneg – Ricordo che la parte del freddo commerciale incide per circa il 50% dei consumi elettrici di un pdv quindi un impianto efficiente garantisce un buon risparmio economico. Sui mobili frigoriferi Arneg propone porte con vetri a bassa emissività anche sui murali a libero servizio, illuminazione a L.E.D.,ventilatori elettronici del tipo EC , controllo delle resistenza anti appannanti. Negli impianti prevediamo soluzioni a CO2 sulla BT e 134a sulla TN, inverter sui compressori, valvole d’espansione elettroniche. La tecnologia è fondamentale ma non sufficiente forse per raggiungere determinati risultati, ecco perché Arneg ha creato nel 2010 un dipartimento dedicato alla gestione energetica degli impianti coordinato da un Energy Manager. In fase di offerta economica vengono proposte diverse soluzioni, per ognuna delle quali viene calcolato il consumo energetico ed il ROI. Una volta realizzato poi l’impianto il dpt di gestione energetica è in grado di ottimizzare i consumi in base agli obiettivi fissati con il cliente”. Nel sito web aziendale l’Energy Saving Counter presenta i dati riassuntivi delle attività di risparmio energetico che , ad oggi, hanno prodotto per i clienti Arneg una riduzione di circa 1.706.000 kwh pari a circa 220.000 euro di costi, 888 Ton di emissione di CO2 pari a 39.498 alberi”. Fra i player impegnati sul fronte dell’energy saving c'è anche Epta. L’ultima novità, in tal senso, è il nuovo servizio di Telegestione Epta, un plus di primaria importanza per gli operatori della GDO, in quanto è possibile implementarlo sia nei punti vendita già esistenti, a seguito di opportuni retrofit, sia in quelli di nuova realizzazione – spiega Gennaro Gentile, Group Service Director Epta – Nello specifico, grazie al nuovo Centro di Telesorveglianza del service Epta possiamo monitorare 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, le condizioni ed i consumi energetici dell’impianto frigorigeno ed effettuare le opportune regolazioni ed interventi. I vantaggi sono duplici: da un lato garantisce performance ottimali in relazione alle condizioni ambientali, con un risparmio annuale di energia a partire dal 20% e, dall’altro, permette di ottimizzare il numero di uscite delle squadre di manutenzione, con una notevole riduzione dei costi di intervento. Caratteristica principale della Telegestione è la capacità di variare continuamente la quantità e l’ampiezza dei parametri di funzionamento dell’impianto, in base alle reali necessità e alle temperature rilevate dalle sonde ambientali, installate nel punto vendita. L’ottimizzazione delle performance, attraverso il confronto con il benchmark della flotta installata e la personalizzazione del sistema in base alle specifiche esigenze del cliente, consente, dunque, di contenere i costi per la produzione del freddo e le spese di manutenzione, assicurando una migliore qualità di conservazione degli alimenti”.

Un retailer tecnologico per un consumatore evoluto

Il periodo dalla seconda metà del 2011 ad oggi è stato un anno di consolidamento: chi ha fatto istallazioni tecnologiche ha avuto modo di valutarle in termini di ritorno di investimento e di miglioramento dell'efficienza nel punto vendita. “Nel caso del self check out sono stati fatti da alcuni retailer degli studi comparati della durata di almeno 6 mesi, confrontando pdv totalmente privi di tecnologia con negozi dove era magari presente solo una soluzione self service fino ad arrivare ai negozi con un'introduzione molto spinta della tecnologia – ci dice Lorenza Sbarbaro, responsabile della divisione retail di Ncr – È risultato che i punti vendita a più alta produttività ed efficienza sono quelli che hanno una barriera casse altamente tecnologica e flessibile, con molte opzioni self. Le vendite crescono anche perché c'è un reimpiego del personale che viene spostato dalla barriera in aerea vendita per seguire meglio i clienti nel momento cruciale della scelta d'acquisto e non più solo in quello definitivo del pagamento. E tutto questo senza alcun incremento delle differenze inventariali. Questo significa che la tecnologia, bene integrata ai processi organizzativi del punto vendita, può fare la differenza nella vita di un negozio”. Finito il periodo di analisi e visti i risultati positivi, questi retailer stanno ripartendo con una maggiore consapevolezza. C'è stata una ripresa dell'introduzione di tecnologia, diretta non tanto al retailer e ai suoi processi interni quanto piuttosto al consumatore finale. Per esempio, postazioni e chioschi interattivi messi a disposizione del consumatore per la scelta dello sconto o la possibilità di fare la scannerizzazione degli articoli con il proprio smartphone mentre si fa la spesa. “È il consumatore che sta guidando questo cambiamento – continua Lorenza Sbarbaro – tutto dipende infatti dalla sua capacità di usare Internet e di mettere a confronto i prezzi direttamente on-line sul punto di vendita. Il retailer deve riuscire a stare al suo passo con l'aiuto di chi fornisce queste tecnologie. Noi stiamo cominciando una serie di progetti nuovi che integrano il canale web con il canale di vendita fisico cioè chioschi in negozio che collegano il sito web del retailer con il punto vendita dove si trova in quel momento l'acquirente. In uno di questi, partito da poco, chi fa la spesa si collega al sito di e-commerce dove può scegliere fra una serie di articoli non presenti in negozio; poi li acquista, li paga e indica in quale punto vendita e a che ora vuole che gli vengano consegnati. Questo servizio si chiama “click and collect” e risponde al concetto dell'assortimento senza fine. Il vantaggio è anche quello di cogliere e finalizzare l'acquisto del cliente nel momento e nel luogo in cui lui fa la scelta, posticipando un acquisto che non sarebbe stato fatto per mancanza dell'articolo in quello specifico punto vendita”.

Gestire i processi tagliando i costi

La tecnologia, però, non facilita solo la vita del retailer, come ben spiega Elena Novaretti, business and application development director di Ingenico: uno dei principali trend è dato dal ricercare delle soluzioni tecnologiche che consentano di ridurre i costi interno non rispetto al valore dell'hardware che viene installato sul punto vendita quanto piuttosto a livello di processi che i retailer devono gestire. Elena Novaretti fornisce due esempi: “Uno è la spinta che vediamo da parte dei retailer a introdurre delle soluzioni per la dematerializzazione degli scontrini il che significa che lo scontrino non viene più stampato per l'esercente ma viene acquisito elettronicamente insieme alla firma così la raccolta e storicizzazione delle operazioni viene dematerializzata ed effettuata come servizio. Questo è un trend molto presente sia nella grande distribuzione associato alle postazioni di self check out sia nella distribuzione specializzata, come per esempio quella elettronica. Un altro trend è la ricerca da parte del retailer di “prodotti e soluzioni multiacquirer” che consistono nel poter indirizzare l'autorizzazione della carta di credito non verso un singolo ente finanziario di riferimento perché se c'è un legame uno a uno le commissioni delle traslazioni sono difficilmente negoziabili. Per questo i retailer stanno cercando delle soluzioni software che permettano loro di avere rapporti con più enti finanziari così da minimizzare il valore complessivo delle commissioni associate alle carte”. Le innovazioni tecnologiche sono legate prevalentemente all'introduzione di quei nuovi dispositivi di pagamento che stanno cambiando le modalità del pagamento stesso. “Oltre ai dispositivi per il self check out, c'è un insieme di terminali mobili che, lavorando associati a tablet e smartphone, permettono per esempio al venditore di seguire il cliente fino al momento finale, saltando la coda alla cassa, perché il pagamento può essere eseguito in qualsiasi punto del negozio – continua Elena Novaretti – In certi casi è possibile anche integrare i due elementi, il terminale e lo smartphone. I terminali portatili possono essere usati per creare delle postazioni mobili e diminuire le code alle casse. Il tutto è legato alla gestione dello scontrino fiscale per cui bisogna capire poi come verrà emesso: per esempio, ci può essere un punto vicino all'uscita dove il cliente recupera la copia cartacea della ricevuta. Le possibilità sono tante. La cosa importante è che un retailer può comporre la propria soluzione di pagamento prendendo dispositivi diversi ma mantenendo un alto livello di integrazione all'interno della propria rete”.

Sostenibilità ambientale e risparmio energetico

Presenti nel punto vendita sia in chiave di risparmio sui costi fissi (illuminazione e gestione della temperatura) sia in chiave di riciclo dei materiali. “Conciliare una ottimale conservazione del prodotto con il risparmio energetico e la riduzione dei costi è possibile – sottolinea Andrea Ceriotti Product Manager - Measurement Systems di Testo – Con il sistema di monitoraggio Testo Saveris si possono collegare delle sonde radio quindi senza necessità di cablaggio su una centralina che raccoglie i dati e che, interfacciata a un pc, tiene monitorati tutti i parametri di temperatura e umidità. Così è possibile vedere se il sistema di sistema di condizionamento/riscaldamento è ben bilanciato e se no andare ad agire sulle ali o sulle stanze che hanno una temperatura superiore o inferiore a quella richiesta. Non è infrequente il caso in cui, impostato il riscaldamento sui canonici 22 gradi, si abbia una stanza a 20 e quella a fianco a 26 con uno spreco inutile di energia che si può evitare con questo strumento. Dislocando le sonde all'interno di un ambiente a temperatura controllata è possibile vedere da un computer centrale se ci sono delle zone calde nel caso del fresco o, viceversa, delle zone fredde nel caso del caldo, andando a fare le adeguate correzioni. Così il controllo centralizzato preserva la qualità dei prodotti, fa risparmiare energia con l'ottimizzazione delle temperature, e consente una riduzione dei costi non solo perché taglia gli sprechi ma anche perché il sistema è dotato di sonde wireless: il cablaggio comporterebbe costi aggiuntivi oltre ai vincoli di installazione”. “Da tempo il risparmio di energia e materie prime è obiettivo primario di BÄRO – evidenzia Nicola Mazzucato Business Development Manager Italia di Bäro – La massima efficienza del riflettore così come quella dell’apparecchio d'illuminazione e la distanza massima tra un corpo illuminante e l’altro sono le idee di base di ogni nostro studio. Alta qualità dei materiali e certificazioni garantiscono la lunga durata dei nostri apparecchi. Un esempio pratico riguardo a questa visione di lungo termine è la nostra “Iniziativa 100W BBS BÄRO Bright Star”. I continui e recenti sviluppi anche nelle lampade ad alogenuri metallici hanno permesso di ridurre il consumo di energia senza ridurre il flusso luminoso. Rispetto alla nostra precedente lampada BLS 150 W, la nuova BBS 100W (disponibili in 70,50 e 35W) ha quasi la stessa potenza luminosa e circa il 25% in più di vita. BÄRO in Germania ha predisposto un impianto-kit per gli apparecchi ad incasso/rotaia e sospensione con lampade a 150W per adattarli a questa nuova tecnologia. I nostri clienti hanno potuto, pertanto, passare alla più recente tecnologia di lampade agli alogenuri metallici senza dover sostituire l'intero apparecchio. In Germania gli elettricisti BÄRO sono in grado di cambiare l'alimentatore elettronico e riutilizzare l'apparecchio vecchio senza rimuoverlo dal negozio. Il refitting è un approccio ambientale programmato e pensato nello sviluppo anche dei dispositivi LED al fine di ridurre gli sprechi ed il costo economico”. Per quanto riguarda il settore affettatrici e bilance, l'attenzione all'ambiente si è sviluppata soprattutto nel secondo ambito: “Le bilance – ricorda Mauro Amadei presidente di Berkel – sono fatte mediamente di materiali plastici e di componenti elettroniche come i display e le schede elettroniche che hanno problematiche diverse. Per quanto riguarda le bilance la nostra attenzione si traduce nella limitazione delle materie plastiche e nell'utilizzo nei nuovi modelli di materiali come l'acciaio che possono essere riutilizzati. Cerchiamo di riutilizzare tutti i componenti della struttura e smaltiamo le parti elettroniche seguendo le normative sui RAEE. Per quanto riguarda le affettatrici e gli altri prodotti cerchiamo di avere un atteggiamento un po' diverso rispetto al mercato tradizionale, forti di un'esperienza internazionale che fatto maturare nella nostra cultura aziendale una grande attenzione all'ambiente. Oggi i nostri uffici e la nostra linea di produzione utilizzano solo energie provenienti da fonti rinnovabili; cerchiamo di utilizzare materiali più facilmente riciclabili e prestiamo particolare attenzione all'aspetto degli imballaggi. Per quanto, per fare un esempio, le affettatrici siano fatte con tanto alluminio, materiale di per sé riutilizzabile senza problemi, uno dei problemi ancora più diffusi riguarda gli imballi: molti utilizzano ancora quelli con schiume di poliuretano espanso che sono difficilmente smaltibili e che noi abbiamo eliminato dalla nostra produzione, utilizzando esclusivamente cartone e legno, possibilmente riciclati”.