di Claudia Scorza

Il Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso Igp ha organizzato un incontro con l’obiettivo di mettere a sistema un metodo utile a produttori e confezionatori per recuperare materiale organico di scarto.

A dare voce agli studi sviluppati fino a questo momento è stato Massimo Zaccardelli, dirigente di ricerca presso il Crea ed esperto nello sviluppo di protocolli di difesa, che ha sottolineato come lo scarto di ogni produzione possa diventare risorsa se trattata correttamente. I dati alla mano, raccolti da oltre un decennio di sperimentazioni, dimostrano come le colture con proprietà simili al radicchio abbiano sviluppato attraverso l’applicazione di tè di compost una maggiore resistenza allo stress delle piante.

Per realizzare il compost, secondo Zaccardelli, è sufficiente alternare strati di scarto dalla mondatura del radicchio con materiale strutturante e altro materiale vegetale di recupero, come sfalci d'erba o scarti vegetali provenienti dalla mondatura di prodotti agricoli per arricchire la complessità del compost. Così facendo il composto, se mantenuto all’ombra e con sufficiente areazione, in circa tre mesi può diventare compost. La materia organica ottenuta potrà poi, se correttamente conservata, essere utilizzabile per circa dodici mesi per essere sparsa sui terreni o per produrre un infuso di compost.

Il protocollo illustrato è, per la coltura del radicchio, ancora in via di sperimentazione e ha tre obiettivi: ridurre il più possibile l’utilizzo di prodotti chimici, favorire l'accrescimento delle colture riducendo gli attacchi dei principali parassiti fungini del radicchio e, infine, avviare un’economia di tipo circolare per la coltura.

Questa strada, possibile da percorrere sia per le piccole aziende sia per quelle più strutturate, porterebbe la denominazione sempre più verso l’obiettivo di una produzione a “residuo zero”. I risultati delle sperimentazioni si avranno probabilmente con l’avvio della prossima stagione.