di Claudia Scorza

Nel 2022 il commercio estero dell’ortofrutta italiana conferma un trend positivo dopo i record del 2021: cresce il valore, pari a 5,3 miliardi di euro (+1,5%) rispetto al 2021, mentre si confermano più o meno a livello del 2021 i volumi (-0,4%).

Il saldo positivo a valore, con circa 666 milioni euro, torna ai livelli del 2020 (-38%), ma peggiora il saldo a volume (-110.001 tons), frutto della differenza fra le quantità importate (3,7 milioni tons) e quelle esportate (circa 3,6 tons).

La frutta si conferma campione del nostro export: in primo luogo le mele (863 milioni di euro), l’uva da tavola (738 milioni di euro) e i kiwi (509 milioni di euro). Lo rende noto Fruitimprese sulla base dei dati Istat.

In un anno difficile per l’aumento dei costi produttivi e per le tensioni geopolitiche risulta buona la performance della frutta fresca (2,8 miliardi euro, +6,3%), che recupera in parte l’inflazione. Positivi anche legumi e ortaggi (1,6 miliardi di euro, +4,1%). Andamento negativo, invece, per l’export di frutta secca (-25,8%) che perde molto in valore, complice il calo dei consumi. Recupera in valore l’export di agrumi (+2,4%), anche se le quantità importate (403.000 tons, +13,9%) sono il doppio dell’export (201.000 tons). Sul fronte import risultano in forte aumento a valore legumi e ortaggi (+34,1%).

Tra i prodotti più esportati primeggiano mele, uva da tavola e kiwi, anche se con valori che non recuperano l'inflazione; molto bene pesche e nettarine (+43,5%), complice una stagione negativa della Spagna. In difficoltà, invece, arance e pere per problemi produttivi. Tra i prodotti campioni di import, banane e ananas crescono con valori in aumento (+12,6% e + 15,9%), in linea con l’inflazione.

Commentando i risultati del 2022 il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, sottolinea la complessiva tenuta del comparto «che conferma il dinamismo delle imprese sia sul fronte dell’export sia dell’import, nonostante un quadro complessivo di grandi difficoltà interne ed esterne. L’ortofrutta fresca conferma il suo peso strategico per l’economia del Paese – come seconda voce del nostro export agroalimentare dopo il vino – e per l’affermarsi del made in Italy sui mercati di mezzo mondo. Un protagonismo che è stato riconosciuto al recente "Tavolo ortofrutticolo nazionale" grazie alle iniziative intraprese dal ministro Francesco Lollobrigida, tra cui quelle per nuova manodopera straniera e per la formazione all'estero degli operatori».

«La competitività delle imprese dell’ortofrutta – conclude il presidente Salvi – è stata messa a dura prova nel corso del 2022 dagli aumenti dei costi fuori controllo di energia, trasporti, imballaggi, concimi e fertilizzanti. Non ci stanchiamo di chiedere una corretta redistribuzione di costi e responsabilità lungo l’intera filiera produttiva e distributiva. Resta anche fortissima la nostra preoccupazione, espressa in tutte le sedi, per i dossier comunitari (imballaggi e prodotti fitosanitari) e per il calo importante dei consumi».