di Emanuele Scarci

Il Grana padano concentrerà in 8 paesi il grosso degli investimenti in comunicazione. Destinerà, nel triennio 2002/24, 16,1 milioni nelle fiere del food & beverage su un budget complessivo di 34,5 milioni, il più alto mai stanziato dal Consorzio Grana padano.

“I paesi prescelti – ribadisce il dg del Consorzio, Stefano Berni - sono Germania, Francia, Svizzera, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Usa e Canada. Li abbiamo individuati con Kpmg dopo un’indagine condotta sui mercati più promettenti e sui risultati raggiunti negli ultimi tre anni”.

Nel 2021 sono state prodotte 5,2 milioni di forme di Grana padano, -0,4% sul 2020 record, mentre nel primo trimestre 2022 la produzione è calata del 3,1%. Sul fronte dei prezzi all’ingrosso, nel 2021 il prezzo medio del Grana padano, stagionatura 9 mesi, è salito a 7,17 euro/kg (+7,9%) e nell’aprile 2022 si è consolidato a 7,85 euro/Kg, vicino al record di 8,15 euro.

Nel 2021 l’export è arrivato a 2,24 milioni di forme da 37,5 kg che equivale a circa il 44% del prodotto marchiato.

Dottor Berni, nel 2021 l’export di Grana padano è cresciuto del 7%, ma qual è la performance del mercato italiano?

Dopo le chiusure dei ristoranti, che hanno indotto le persone a mangiare molto di più in casa, tanto che siamo cresciuti di oltre il 6% in Italia, era lecito attendersi un arretramento con le riaperture, ma pensavamo ad una frenata assai più decisa e invece, per fortuna, è stata assai contenuta.

L’export è più lanciato del mercato nazionale: può raggiungere un peso del 50% entro 3 anni?

Il 50% dell’export lo raggiungeremo, secondo le ultime nostre proiezioni, a fine 2027 perché nel frattempo continueranno a crescere le produzioni a un ritmo superiore al +2% annuo.

Le ultime sanzioni alla Russia allontanano ulteriormente la normalizzazione di quel mercato?

Dal 2014, con l’invasione della Crimea, Putin ci ha inserito tra i prodotti sottoposti ad embargo e quindi dall’agosto 2014 non esportiamo più nulla. Era un Paese che stava crescendo molto. Dal 1° settembre 2014 saremmo stati inseriti come hard cheese sull’alta velocità Mosca/San Pietroburgo. Non se n’è fatto nulla. Non appena la Russia smetterà di essere una nazione vocata alle invasioni e diverrà davvero libera e democratica il Grana padano diventerà il formaggio Dop più consumato anche lì.

I prezzi/Kg del Grana padano si mantengono elevati nel primo trimestre (intorno a 7,40 euro), terranno con l’aumento della produzione programmata? Il mercato italiano sembra maturo.

La produzione nel primo trimestre è a -3% ma recupererà e chiuderemo l’anno vicini alla parità. Nel 2022 la crescita dei consumi nel primo trimestre è positiva, ma i costi e le condizioni geopolitiche si faranno sentire. È probabile che la crescita consistente dei consumi mondiali del primo trimestre rallenterà anche a causa dei prezzi del food e quindi del Grana padano che indurranno un rallentamento alle quantità consumate. Però fare previsioni attendibili adesso sarebbe impossibile perché con la guerra alle porte di casa nostra l’unica cosa davvero certa è l’incertezza.

In che cosa consistono il riposizionamento del prodotto e la rivisitazione delle metodologie di investimento promozionale ideate da Kpmg?

Il riposizionamento del prodotto e le nuove metodologie hanno un unico senso: modernità. Più social, più web, più trade, più condivisione con il consumatore, più partecipazione con le persone. Siamo la Dop più consumata al mondo e per continuare ad essere primi occorre innovarsi, mai sedersi sugli allori a contemplare i successi passati, avere coraggio e lungimiranza. Cioè assumersi tutte le responsabilità che sempre competono ai primi.