Aldi Sud si lancia sull’enorme mercato cinese e programma, per venerdì 7 giugno, due piloti, con l’intento di salire molto presto a 10 punti di vendita. L’obiettivo a medio termine è di toccare un centinaio di insediamenti. I primi negozi – di 1.000 mq, con 1.300 prodotti, di cui molti locali, e 15 categorie merceologiche – saranno a Shangai: nel centro commerciale Jing'an New Sports, di 71.300 mq, e in Gumei Life Plaza.

Al momento presente, nella Repubblica Popolare, attraverso Tmall di Alibaba, il retailer tedesco dovrà vedersela con altri grandi competitor internazionali, come Walmart (400 store), Auchan China, che è attiva - in joint venture con Alibaba e con la finanziaria taiwanese Ruentex - tramite la società mista Sun Art Retail (oltre 460 negozi), con Carrefour (più di 250 negozi), con 400 Spar e molti altri.

Quello che caratterizza più fortemente il commercio locale è una crescente quanto robusta integrazione tra fisico e digitale, tant'è vero che quasi tutte le catene sono alleate delle maggiori dot.com e che i leader sono, nell’ordine, i due pure player Alibaba e Jd.com. E qui Aldi è già ben messo.

Commenta Nick Miles, capo area Asia Pacifico della società di ricerche Igd: “Per Aldi Sud la Cina sarà l'undicesimo mercato e rappresenterà una nuova sfida. Il gruppo tedesco gestisce attualmente negozi in Europa, Australia e Nord America, ma il mercato asiatico è molto diverso. Parecchi leader internazionali sono entrati invano negli ultimi 20 anni, mentre il discount attualmente non esiste, o è comunque ben poco diffuso. Tant’è vero che la spagnola Dia ha ceduto la propria attività in Cina, nell'aprile del 2018, mentre Lidl si è ritirata dalle piattaforme online nelle quali era presente”.

Secondo Miles a contare, per il consumatore cinese, sono i brand, mentre Aldi fa molto affidamento sui marchi propri: "Aldi progetta di posizionare i propri negozi fisici – aggiunge Miles - in modo da attrarre la classe media cinese, in rapida crescita e desiderosa di prodotti importati di rinomanza. Dunque non dovrà diffondere, più di tanto, le proprie caratteristiche distintive, un errore che altri hanno pagato a caro prezzo”.

Vedremo uno dei discounter più radicali diventare ambasciatore dell’industria di marca, o il retailer germanico riuscirà a fare breccia senza modificare il proprio profilo?

La verità, molto probabilmente, sta nel mezzo, ossia nel giusto equilibrio, a scaffale, tra Idm e private label, senza dimenticare il digitale, dove comunque Aldi ha già, all'attivo, solidissime basi.