Il Consiglio europeo agricoltura e pesca – che riunisce i 27 ministri competenti dell’Ue - si schiera per il benessere animale e suggerisce, alla Commissione, di presentare una proposta su un marchio comunitario, che consenta di distinguere gli alimenti prodotti secondo standard di allevamento, abbattimento e trasporto più rigorosi di quelli previsti dalla legislazione corrente.

In ogni caso le norme vigenti (del 2004 e del 2019), se applicate, assicurano già agli animali – selvatici, domestici e da allevamento - una serie di importanti diritti: libertà dalla fame e dalla sete, libertà dai disagi ambientali, libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie, libertà di manifestare comportamenti caratteristici della specie, libertà dalla paura e dallo stress.

È proprio in forza di questo corpus legislativo che, a giugno 2020, il Parlamento europeo ha potuto nominare una commissione d’inchiesta, formata da 30 deputati, che sta indagando su presunte violazioni delle norme Ue durante il trasporto degli animali. La relazione finale – che dovrebbe fare chiarezza sul rispetto normativo da parte degli Stati membri e sulla capacità della Commissione di agire in base a prove gravi e sistematiche - è attesa entro giugno 2021.

La presa di posizione del Consiglio del 15-16 dicembre, che ha raccolto il parere unanime degli Stati membri, è rilevante per il prestigio dell’organo che l’ha espressa e dimostra che, su questo tema, pure in un momento in cui la salute umana è minacciata, le varie nazioni sono sensibili e compatte. Lo è meno da un punto di vista pratico, in quanto il Consiglio, in generale, ha un ruolo di indirizzo politico, e dunque non può che indicare una linea, in questo caso anche morale, da seguire.

Lo ha sottolineato la presidente Julia Klöckner, ministro federale dell'Alimentazione e dell'agricoltura della Germania: “Il benessere degli animali è stato una priorità della nostra presidenza e noto con molto piacere che la definizione di standard più ambiziosi e più rigorosi in materia sta diventando anche una priorità dell'Unione”.

Un marchio comune, relativo al benessere degli animali, ha continuato Klöckner, “aumenterebbe la credibilità e la trasparenza dei nostri mercati, permettendo ai consumatori di compiere scelte più consapevoli. Inoltre, contribuirebbe a premiare le imprese che rispettano gli standard”.

I 27 ministri, sempre nella sessione di metà dicembre, hanno sostenuto la necessità di includere progressivamente, nel marchio, tutte le specie di bestiame per il loro intero ciclo di vita (compresi, naturalmente, il trasporto e la macellazione) e di assicurare un'agevole interazione tra il futuro marchio e gli altri già esistenti.

Per le aziende zootecniche più moderne il percorso è tracciato: ricordiamo che, a inizio ottobre, i cittadini europei hanno detto no all’allevamento in gabbia degli animali, attraverso la petizione, ‘Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age’, che ha raggiunto 1,4 milioni di firme, ben al di sopra del minimo necessario di 1 milione di firme richieste per presentare una proposta alla Commissione europea.

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