di Emanuele Scarci

Stavolta ci prova la Croazia. Zagabria ha presentato alla Commissione Ue una richiesta di registrazione della menzione tradizionale Prosek. Una goffa traduzione del termine italiano Prosecco, bollicine che riscuotono da anni un successo mondiale con 500 milioni di bottiglie.

L’europarlamentare Paolo De Castro sottolinea che “il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua”.

Il nome Prosecco è legato indissolubilmente al paese in provincia di Trieste e rispetta il principio dell’indicazione geografica.

Per Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, “la richiesta dei croati non solo è irricevibile, ma è una palese provocazione. E’ chiaramente evocativa della nostra Denominazione e potrebbe minare alla radice l'intero impianto delle Indicazione geografiche europee”.

Governo mobilitato

In una nota Albiera Antinori, presidente del gruppo vini di Federvini, stigmatizza “l'atteggiamento della Commissione Europea che lascia andare avanti il dossier. Il Regolamento europeo in materia (1308/2013) stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica. E il termine croato Prosek è semplicemente la traduzione di Prosecco".

Federvini chiede che il Governo italiano si faccia garante della protezione della nostra denominazione, che tanto successo ha avuto negli ultimi anni, e faccia pressione sulla Commissione affinché riconosca l'inammissibilità della richiesta.