McDonald’s – dall’alto dei suoi oltre 38.000 locali nel mondo - spinge sui burger vegetali e si prepara a lanciare, con l’inizio del prossimo anno, la propria linea McPlant, una gamma di prodotti che andrà ad affiancare le carni avicole e bianche in generale, specie in occasione dei pasti più leggeri, come la prima colazione.

Il debutto, che avverrà sì negli Usa, ma poi in altri Paesi della costellazione McDo, trova un precedente nella polpetta Plt (Plant-lettuce-tomato) prodotta da Beyond Meat e testata nel 2019, in una trentina di locali canadesi.

Al momento non si sa ancora se BM, società di Los Angeles quotata al Nasdaq, con un fatturato di 300 milioni di dollari nel 2019 – erano appena 16,18 nel 2016 secondo Statista - svolgerà un ruolo anche in McPlant: in realtà, secondo gli analisti, il colosso del fast food pare decisamente orientato a fare tutto da solo.

La mossa di McDonald’s è anche una risposta competitiva al rivale Burger King (poco meno di 19.000 location), che, sempre lo scorso anno, ha lanciato, in collaborazione con la californiana Impossible Foods, il proprio Rebel Whopper.

I prodotti delle catene fast food non sembrano orientati tanto ad aggiudicarsi il segmento, molto arduo, dei vegani, quanto, piuttosto, quella ben più vasta fascia di consumatori che vogliono alimenti più sostenibili. E non sono certo pochi, almeno in prospettiva, visto che, secondo una recente ricerca svolta da Ipsos per Findus Italia, titolare anche del marchio plant based Green Cuisine, ben il 45% dei nostri connazionali introdurrebbe sostitutivi della carne nella propria alimentazione per il benessere del pianeta, quota che aumenta al 60% tra gli under 24.

Non solo: in tempi molto recenti anche il Parlamento europeo, con una decisione quanto mai discussa e contradditoria e, secondo varie parti, faziosa, si è schierato a favore della fake meat, bocciando l’emendamento che avrebbe impedito abbinare a questi beni vocaboli normalmente associati alle carni, come burger, polpetta e salsiccia.