Assicurare che tutti i propri fornitori di beni e servizi abbiano, entro il 2030, un salario minimo dignitoso: questo il primo punto dell’articolato piano di sostenibilità sociale diffuso da Unilever lo scorso 21 gennaio, durante la presentazione del proprio ‘Rapporto sui diritti umani’.

Da qui al 2025 il colosso anglo olandese – 190 Paesi presidiati, oltre 160.000 addetti e 52 miliardi di euro di fatturato nel 2019 – si impegna a investire 2 miliardi di euro ogni 12 mesi in aziende fornitrici gestite da gruppi sociali sottorappresentati o svantaggiati.

Inoltre, Unilever promuoverà, al proprio interno, programmi formativi orientati ai nuovi modelli di occupazione e doterà 10 milioni di giovani delle competenze essenziali per prepararli, entro il 2030, alle occasioni lavorative future.

Ha spiegato Alan Jope, amministratore delegato del gruppo: “Le due maggiori minacce che il mondo deve attualmente affrontare sono il cambiamento climatico e la disuguaglianza sociale. L'anno scorso, senza dubbio, i divari si sono ampliati ed è pertanto più che mai necessaria un'azione decisa e collettiva per costruire una società civile che aiuti a migliorare i mezzi di sussistenza, abbracci la diversità, coltivi i talenti e offra a tutti le giuste opportunità. Stiamo vivendo enormi cambiamenti e dobbiamo ricordarci che, senza una collettività sana, non ci può essere un business sano”.

Nel proprio piano di sostenibilità umana Unilever ricorda quello che dovrebbe essere, ma non è, un concetto acquisito: quando le persone dispongono di un reddito decoroso si innesca un circolo virtuoso per l’intera economia, i consumi crescono, le piccole e medie imprese si sentono sicure e investono, il turnover dei dipendenti cala, mentre la produttività e la qualità del lavoro crescono.

“La nostra ambizione – si legge - è migliorare gli standard di vita dei lavoratori a bassa retribuzione. Al nostro interno garantiamo già un livello salariale equo, ma vogliamo assicurare lo stesso diritto anche a chi non rientra nel nostro perimetro diretto, concentrandosi in particolare sui lavoratori più vulnerabili dei settori manifatturiero e agricolo. Lavoreremo fianco a fianco con i nostri fornitori, con le altre aziende, con i governi e con le Ong, attraverso pratiche di acquisto, collaborazione e sostegno per creare un cambiamento sistemico e incentivare su scala globale pratiche salariali dignitose”.

Parallelamente Unilever, da qui al 2025, metterà a disposizione di 5 milioni di Pmi dell’indotto i mezzi per fare crescere la propria attività e, dunque, i propri redditi, assicurando l’accesso a nuove competenze, nuove tecnologie e opportune risorse finanziarie.