Rigamonti, leader della bresaola con 130 milioni di euro di fatturato nel 2018, +4,5% sul 2017, ha concluso l’acquisizione di Brianza Salumi, specializzata in prodotti biologici e a basso contenuto di sale, con un fatturato di 14 milioni di euro.

“Con questa operazione – spiega l’amministratore delegato, Claudio Palladi – affiancheremo alla nostra produzione un’alta gamma di salumi bio, dalla filiera certificata e con una forte propensione all’export. Potenzieremo la proposta nell’area del benessere e rafforzeremo la presenza sui mercati internazionali. Il tutto garantendo la permanenza e la continuità gestionale degli attuali soci, la famiglia fondatrice, Claudio e Giovanni Vismara”.

Un trend, quello del benessere, che acquista sempre più importanza sulle tavole degli italiani, in particolare per i salumi. Secondo un’indagine Doxa, infatti, tra i nuovi salumi più attesi (diversi dalla bresaola) spiccano le linee con carni da animali bio (7 potenziali acquirenti su 10), quelle light a base di carni bianche, come pollo e tacchino (preferite dalla metà del campione) e le linee healthy senza glutine e lattosio (4 su 10).

L’acquisizione di Brianza Salumi segna il pieno rilancio della storica azienda valtellinese, fondata nel 1913. Un’impresa che ha saputo portare la Bresaola Igp della Valtellina sui mercati di tutto il mondo - dagli Emirati Arabi alla Svizzera al Regno Unito – con una distribuzione che copre 23 Paesi.

“Oggi Rigamonti è un’azienda sana – contina Palladi -. A soli 5 anni dalla ristrutturazione abbiamo superato la crisi e raggiunto il debito zero, mantenendo la connotazione italiana e un forte radicamento nel territorio. Ora guardiamo all’export, che per il momento ricopre il 9% della produzione, ed è concentrato prevalentemente in Europa. Nel mirino ci sono mercati come gli Usa e l’Oriente - Singapore e Giappone in primis - anche a seguito della formalizzazione dell'accordo fra l’Italia e il Paese del Sol Levante per esportare il prodotto realizzato con materia prima nazionale. Il nostro obiettivo è di arrivare a una crescita a doppia cifra, superiore al mercato domestico, a patto però che si superino le barriere all’estero”.

A fronte di una produzione di 7.685 tonnellate di bresaola, Rigamonti ha fatturato nel 2018 complessivamente 130 milioni di euro e i primi 9 mesi del 2019 sono promettenti. “Ci aspettiamo di superare la soglia produttiva di 8.000 tonnellate entro fine anno – dice Palladi – e, a oggi, stimiamo già una crescita del 6%, in quantità e valore”.

A fare da traino non solo il prodotto di punta, la Bresaola della Valtellina Igp, ma anche prodotti ad alto contenuto di servizio come vaschette, snack, combo, che coprono la metà della produzione, e i segmenti come la bresaola 100% italiana e quella di black angus, sempre più richiesti.

“La bresaola – ha concluso Palladi - è uno dei pochi salumi in crescita. Il trend è estremamente positivo, mediamente un 4,5% l’anno, anche grazie alle politiche di destagionalizzazione che hanno funzionato: ci sono tutti i presupposti per guardare al futuro con ottimismo”.

A testimoniare il trend positivo della bresaola è il boom dei consumi, cresciuti del 45% negli ultimi 20 anni.