di Emanuele Scarci

La pandemia abbassa le claire di bar e ristoranti ma spinge le vendite sullo scaffale. Alla fine il saldo è nettamente negativo per i produttori, tant'è che giganti globali come Ab-Inbev, Heineken e Carlsberg hanno pagato dazio nei bilanci appena comunicati.

Nel 2020 per prima volta le vendite della birra in Italia nella distribuzione moderna (compreso il discount) hanno superato, secondo Iri, i due miliardi di euro. I risultati di fatturato (+10,7%) sono migliori rispetto al trend dei volumi (+9%). Dato influenzato in particolar modo dalla diminuzione delle promozioni che, seppure voli ancora alto (49,8%), scende rispetto all’anno precedente (-2,6 punti).

La performance rispetto all'anno prima (+3%) è stata propiziata dallo spostamento dei consumi dal mercato del fuori casa verso un consumo casalingo.

Lotta fra birre

Le birre speciali sono volate del 18,9% a valore consolidando la seconda piazza con una quota del 18,9%. Anche le birre standard hanno performato (+9,5%), mentre le birre sophistication, che hanno un prezzo/litro leggermente superiore alle birre standard, mostrano dei trend positivi ma a tassi più contenuti (+5,9%).

In crescita anche gli altri segmenti: saving +7,1%, beer mix +3,9% e analcoliche light +4,9%. In questo contesto, il discount è cresciuto a tassi quasi doppi rispetto agli altri canali (+15,7% a volume), mostrando una spiccata vivacità sia a parità di rete che in termini di nuove aperture di punti di vendita.

Come in tutto il largo consumo confezionato, l’innovazione è stata sostanzialmente azzerata nel 2020 e rimandata al 2021.

Fuori casa indietro tutta

A picco i consumi fuori casa. Secondo Iri grossisti bevande, nel 2020 i volumi sono scivolati del 31,4%; il calo è generalizzato e non risparmia nessuna categoria.

La birra, che sviluppa il 37% del fatturato e che è considerata la categoria più rilevante, registra un -35,4% in termini di volumi e un -35,8% in termini di ricavi.