di Emanuele Scarci

Ruffino ha riposizionato verso l’alto il suo Rosatello nella grande distribuzione e, con un piede fuori dalla pandemia, seguirà lo stesso percorso per gli altri vini della scuderia toscana. L’annuncio è arrivato dal general manager Sandro Sartor che ha anche fatto il punto sulla ripartenza della cantina dopo l’annus horribilis 2020.

“Ci sono segnali incoraggianti di ripresa per l’Horeca italiana, dove l’anno scorso abbiamo perso il 50% del giro d’affari – ha detto Sartor (nella foto) – ma che rimane il nostro futuro. E anche sul versante internazionale si nota una netta inversione di marcia, a partire dagli Stati Uniti che ha perso il 20% ma ora sta galoppando”.

Il gigante Usa

Ruffino è controllata al 100% dal gigante americano Constellation Brands che nel 2002 tra vino e spirits ha fatturato 2,5 miliardi di dollari con un utile operativo di 622 milioni. Nell’esercizio fiscale 2020 (ha chiuso lo scorso febbraio) Ruffino ha realizzato ricavi intorno ai 107 milioni, in calo del 20% rispetto all’anno precedente. L’incidenza del Margine operativo lordo sui ricavi è calata dal 26 al 16%, dieci punti in meno, “ma abbiamo un utile di bilancio” ha precisato Sartor che è anche managing director di Constellation Brands Emea.

Produzione e investimenti

Ruffino produce Chianti, Chianti Classico, vari altri vini toscani rossi, bianchi e rosati e il Prosecco Docg. Nel 2019 la produzione ha superato 33 milioni di bottiglie. Nell’anno del covid, la cantina fiorentina ha esportato il 95% della produzione mentre il peso delll’Italia si è contratto dal 10 al 5%. Nonostante gli effetti disastrosi della pandemia, Sartor ha sottolineato che “non abbiamo mai smesso di investire: 7 milioni in nuovi vigneti, impianti e tecnologie. Anche gli investimenti in marketing sono stati gli stessi degli anni precedenti. Abbiamo preferito ridurre i profitti ma non gli investimenti”.