Oggi più che mai la sostenibilità è un asset per il mondo del largo consumo. Come ha affrontato la nuova sfida Federdistribuzione? Le iniziative e i percorsi intrapresi sono parecchi, come ci spiega il Presidente Claudio Gradara.

Secondo lei quali sono le principali azioni che la Gdo può intraprendere nel campo della sostenibilità?

La distribuzione moderna organizzata (Dmo) fa già molto nel campo della sostenibilità. Abbiamo imprese all'avanguardia, alimentari e non, che sono attive con azioni specifiche nella logistica, nell’utilizzo consapevole delle risorse, nel riciclo dei materiali, nella raccolta differenziata dei rifiuti, nel contenimento del packaging per i prodotti a marca del distributore, nella pianificazione di nuovi punti vendita sempre più eco-compatibili, nella riduzione dello spreco. Un atteggiamento responsabile che ci viene sollecitato anche dai 60 milioni di persone che acquistano settimanalmente nei nostri negozi e che da noi si aspettano comportamenti etici e coerenti con i nuovi valori che si stanno affermando. Siamo anche l’unico comparto che, attraverso l’azione di Federdistribuzione, prende impegni “di settore”, come è stato il caso dell’eliminazione delle stoviglie in plastica monouso dagli scaffali delle nostre imprese associate entro il 30 giugno 2020, ben in anticipo rispetto a quanto stabilito dalla Commissione Europea.

Quali azioni reputa più urgenti?

Non c’è una priorità definita. Ogni tema ha una propria rilevanza specifica e tocca aspetti molto sensibili in chiave di sviluppo sostenibile. Sarà molto importante, per raggiungere risultati concreti, la collaborazione tra soggetti diversi all’interno della filiera. La sostenibilità è un tema che deve superare le barriere di un individualismo d’impresa o di settore, per estendersi in un ambito più ampio di sistema, che comprenda attori privati e pubblici. Le istituzioni hanno un ruolo fondamentale nell’indirizzare il mondo delle imprese (e dei consumatori) verso comportamenti responsabili, incentivando e sostenendo il cambiamento. I necessari processi di conversione delle aziende sono complessi, richiedono tempo e risorse, scelte strategiche importanti e variazioni organizzative. La creazione di un contesto complessivo favorevole è quindi una chiave di volta indispensabile per muoversi su un percorso di sviluppo sostenibile.

Parliamo del progetto Life-Food.Waste.StandUp, che vi vede a fianco di Federalimentare, Banco alimentare e Unc contro lo spreco…

E’ stato un progetto importante, il primo di filiera in Italia sulla lotta allo spreco e sul recupero delle eccedenze alimentari, attraverso le donazioni. Aderendo abbiamo voluto contribuire a sensibilizzare il settore distributivo su questi temi, per riuscire a essere ancora più efficaci come insieme d’imprese. E’ stato rilevante anche coinvolgere le Regioni e i Comuni, per favorire, attraverso il loro impegno, la nascita e lo sviluppo di azioni concrete sul territorio, promuovendo un concetto di premialità per chi dona, per esempio mediante una riduzione della tassa sui rifiuti (Tari). Abbiamo infatti realizzato 10 eventi in altrettante Regioni per portare il tema all’attenzione di media, istituzioni locali, imprese e consumatori. I risultati complessivi sono stati molto buoni. Grazie anche al contesto favorevole generato dalla legge “antisprechi” del 2016 (cosiddetta Legge Gadda), le imprese associate a Federdistribuzione hanno aumentato del 38% le donazioni effettuate al Banco alimentare tra il 2016 e il 2018, con un incremento del 27% dei punti vendita coinvolti.

A settembre avete firmato, con Confcommercio, il protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile. Quali ne sono i capisaldi?

Abbiamo aderito con convinzione all’impegno proposto dalla Regione Lombardia sui temi della sostenibilità. Oltre al contesto nazionale, riteniamo fondamentale sviluppare sensibilità e azioni anche a livello territoriale e la Lombardia è stata, anche questa volta, all’avanguardia proponendo il protocollo, i cui obiettivi ruotano attorno all’attuazione di politiche per l'ambiente: economia circolare, transizione energetica verso lo sviluppo delle fonti rinnovabili, conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici, integrando le azioni in una dimensione economica, sociale e ambientale.

Nel 2012 avete introdotto il primo Bilancio di sostenibilità di settore (Bss). Da allora, secondo lei, cosa è cambiato in positivo?

Il nostro primo Bss è stato una vera novità per l’Italia. Per la prima volta un’associazione, espressione di un settore, si è raccontata in modo diverso, affrontando i complessi temi della sostenibilità in modo divulgativo e con esempi, per parlare a tutti gli stakeholders. Da allora la rilevanza dell’argomento è cresciuta e la narrazione di Federdistribuzione e delle sue aziende associate è proseguito, toccando progressivamente tutte le facce della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa. Nel 2020 pubblicheremo la quarta edizione del Bss, che si avvarrà del contributo di pressoché tutte le nostre imprese, molte delle quali hanno, in questi anni, a loro volta approcciato e sviluppato il percorso della rendicontazione non finanziaria.

Ritiene che la Gdo italiana abbia qualcosa da insegnare alla Gdo estera in fatto di sostenibilità? Se sì cosa?

E’ sempre difficile fare questi confronti. All’estero operano imprese di ampie dimensioni, spesso multinazionali, che hanno affrontato in modo strutturale i temi della sostenibilità. In Italia la realtà distributiva, oltre ad avere grandi aziende all’avanguardia, presenta un quadro più frammentato, composto spesso da aziende regionali, o multiregionali, che stanno solo ora approcciando questi temi. Però ormai c’è piena convinzione che occorra agire con determinazione e si è avviato un percorso virtuoso che sta coinvolgendo tutti

Le ultime novità sono il patto con Enea e il protocollo con Regione Lazio. Quali sono i capisaldi e gli obiettivi?

Il patto con Enea prevede una nostra collaborazione con un ente qualificato in grado di progettare, impostare e dare un supporto tecnico per lo sviluppo di pratiche sostenibili nelle nostre realtà. Parliamo di progetti di studio e di ricerca per il miglioramento dei sistemi di raccolta, per l’efficientamento energetico, per la gestione e valorizzazione di particolari tipologie rifiuti e per la lotta alla plastica monouso. Inoltre si lavorerà insieme sulla formazione di nuove “professioni green”, che dovranno essere guida del cambiamento verso un vero sistema di economia circolare. Il protocollo con la Regione Lazio mira invece ad avviare, presso i punti di vendita, progetti per la raccolta degli oli vegetali e animali esausti, al recupero e al riciclo di imballaggi plastici monouso, anche mediante l’installazione di eco-compattatori presso i punti vendita, al ricorso a device mobili per la pubblicità online, riducendo progressivamente gli strumenti promozionali cartacei. Ma anche alla diminuzione della plastica, favorendo l’impiego di materiali riutilizzabili, o biodegradabili, e incentivando la commercializzazione di prodotti sfusi e l’uso di contenitori riutilizzabili.

Può anticiparci altre prossime azioni o iniziative?

Da un lato, come Federdistribuzione, daremo continuità a quanto già impostato finora sulla lotta allo spreco, sull’eliminazione della plastica monouso e sullo sviluppo di progettualità con Enea. Dall’altro ci impegneremo a impostare nuove collaborazioni con enti territoriali per promuovere attività di tutela dell’ambiente e di riduzione dei rifiuti, come progetti di recupero e riciclo del Pet. Nel 2020 pubblicheremo inoltre, come ho detto, la quarta edizione del nostro Bilancio di sostenibilità di settore, nel quale continueremo il “racconto” avviato nel 2012 e presenteremo le iniziative messe in atto dalle aziende, fornendo anche una visione d’insieme degli impegni comuni e condivisi presi in chiave di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa. Abbiamo nel tempo avviato un percorso articolato di iniziative che si propongono di mettere le imprese della distribuzione in una posizione di avanguardia sulla sostenibilità. Dunque proseguiremo su questa strada.