di Luca Salomone

Parte del colosso Bonterre – dal primo aprile in fase di passaggio al nuovo nome Granterre -, che comprende anche Parmareggio, Agriform, Casa Modena, Grandi salumifici italiani, dal primo gennaio 2023 Salumifici Granterre, è uno dei maggiori esponenti del made Italy alimentare. Del resto, tutta Bonterre, circa 1,3 miliardi di fatturato, di cui il 25% realizzati all’estero, ha questo profilo, rappresentando soprattutto le nostre indicazioni geografiche casearie e salumiere, prodotte e sviluppate da una rete di 18 stabilimenti produttivi in Italia, 4 filiali estere e oltre 2.300 dipendenti.

Grandi salumifici italiani di Modena, che ha superato, nel 2020 i 709 milioni di euro di giro d’affari, è, fra le altre cose, un’ottima cartina al tornasole per fare il punto su uno dei settori chiave del nostro alimentare. Ne abbiamo parlato con Luca Albertini, direttore commerciale di Gsi.

Cosa può dirci del 2021 e di questo 2022 segnato, non solo dalla perdurante inflazione, ma anche, recentemente, dalle ripercussioni della crisi ucraina?

Per Grandi Salumifici Italiani il 2021 si è chiuso positivamente sia in termini di volumi, sia dal punto di vista del fatturato. Bene anche il risultato economico, nonostante l’aumento, in chiusura d’anno, dei costi dell’energia e di tutti i materiali non alimentari. L’influenza negativa di questi incrementi ha inciso, in compenso, sui primi mesi del 2022, ed è stata solo inizialmente mitigata dai corsi della materia prima “carne”, le cui quotazioni non hanno riflesso subito i maggiori costi. Poi il rialzo si è esteso anche a questa voce, e l’inflazione è ulteriormente aumentata.

In che modo la distribuzione può aiutare le industrie?

Obiettivamente non può o, meglio, non può più. Il problema è che questa situazione si inserisce in un quadro complessivamente critico perché, a differenza di quanto successo negli anni passati, quando la Gdo riusciva a mitigare gli aumenti, bilanciando i trend dei diversi comparti, oggi il peso dell’inflazione incide sull’intero mercato, e anche il retail ne paga lo scotto. Lo scenario è quindi di forte tensione sui prezzi, ed evitare che ciò arrivi a pesare sulle famiglie è praticamente impossibile. Pensiamo anche solo all’aumento dei costi di tutti i derivati del grano. D’altra parte, lo stesso consumatore, nella sua quotidianità, è coinvolto dai rincari – dalla benzina alla bolletta – e quindi guarda, con sempre maggiore attenzione, a cosa mette nel carrello. La ricerca di convenienza è sempre maggiore, e diventa difficile contrastare il caro vita senza farne ricadere le conseguenze sulla filiera di produzione.

A prescindere dalla congiuntura, cosa vi chiede il consumatore?

L’approccio del consumatore al prodotto “carne” ha un andamento sostanzialmente ciclico. Nella dieta mediterranea, riconosciuta come equilibrata, essa ricopre un ruolo importante. Ma è evidente che se periodicamente, dal mondo della sanità e nutrizione, arrivano insinuazioni, le scelte per un po’ si orientano su beni sostitutivi e il comparto ne risente. Va comunque detto che quello delle carni e dei salumi è un mercato sostanzialmente stabile e la quota consumata pro capite è la stessa da alcuni anni. Cambiano, se mai, le scelte all’interno dei vari segmenti: crescono i prodotti con contenuto di servizio e con orientamento salutistico a discapito del salume tradizionale.

Novità di prodotto?

Le nostre più recenti innovazioni si sono orientate sui piatti pronti, che tanto in termini di servizio e praticità, quanto di appagamento del palato offrono, alle persone, nuove interessanti occasioni alimentari: penso, in particolare, al lancio, nel 2021, delle polpette Teneroni, gustosissime ed estremamente facili di preparare. Una nuova declinazione del nostro famoso hamburger a base di prosciutto cotto, che ha riscosso da subito grande apprezzamento. Così, presto seguirà un’altra “variazione sul tema”. Ma anche il prosciutto cotto Tenerone, che offriamo sia al taglio, sia in vaschetta da asporto, ci sta confermando che qualità e gusto, quando vanno a braccetto, non incontrano rivali.

Torniamo ai canali di vendita: il rapporto è facile o difficile?

I rapporti con Gdo e Horeca sono positivi, entrambi sono in crescita, e soprattutto il secondo è in grande ripresa, dopo il brusco stop subito a causa del Covid. Non siamo ancora ai numeri pre-covid perché il fuori casa è il canale più strettamente legato alla situazione sanitaria: in estate, comunque, ha registrato una vera e propria fiammata, grazie al bisogno spasmodico degli italiani di recuperare i momenti di convivialità persi a causa della pandemia. Ma, se appena l’allarme tornasse a farsi sentire, il rallentamento sarebbe quasi immediato. In questo quadro sta ancora facendo fatica la ristorazione collettiva: il ricorso di molte aziende, ancora oggi, allo smart working non consente, agli operatori delle mense, di recuperare i ritmi e i volumi del passato. Fortunatamente per noi, dal canto suo, la Gdo continua nei propri successi, anche se il mix dei canali si modifica e varia con rapidità: durante il Covid abbiamo assistito all’esplosione delle superette e dei negozi di vicinato, mentre adesso è il superstore a trainare le vendite.

E l’export?

Il mercato estero è in forte ripresa, grazie, in particolare, agli Stati Uniti, che, dopo il periodo dei dazi, hanno ripreso a comperare il made in Italy a ritmi importanti. Rispetto a qualche altra nazione di sbocco - penso in particolare al Giappone -, si è sofferta, nei mesi scorsi, la problematica legata alla peste suina, con il conseguente blocco totale delle importazioni. Senza dubbio l’estero è, e sarà sempre più, il fattore trainante per lo sviluppo non solo di Gsi, ma dell’intero gruppo Bonterre.

La sostenibilità è ormai un tema portante. La vostra risposta?

La sostenibilità è indubbiamente una delle leve strategiche del nostro gruppo, tanto che abbiamo aggiunto, in Bonterre, un ruolo manageriale ad hoc per curare questo aspetto. L’impatto, non solo ambientale, ma anche economico e sociale, di ciò che facciamo viene attentamente monitorato e quantificato. Per questo ci siamo posti traguardi ambiziosi rispetto ai target previsti dall’Agenda Onu 2030, e tutte le nostre politiche sono orientate in coerenza con tali obiettivi. Sul piano pratico uno degli elementi più facilmente percepibili dal consumatore finale è l’inserimento dell’ecopack e la riduzione dell’uso della plastica, ma molto importanti sono tante altre scelte, che adottiamo quotidianamente e che riguardano non solo l’ambiente, ma anche le nostre risorse umane e le comunità di riferimento.