di Armando Brescia e Maria Teresa Giannini

La guerra alle porte dell’Europa, i rincari di energia e materie prime e un’inflazione mai così alta dall’86 rendono l’attualità non esattamente facile, in particolare per la distribuzione. Gli ultimi 2 anni, quelli della pandemia, possono essere letti in chiaroscuro: qualcuno fra i retailer è andato bene, qualcun altro meno. Magazzini Gabrielli, dal canto suo, gestisce una serie di format e canali che si sono difesi meglio in questo periodo: più di 250 punti vendita, tra cui alcuni ipermercati. L’a.d. del Gruppo, Luca Silvestrelli, in carica da settembre 2021, ha fatto un bilancio del periodo 2021-22 e ha illustrato i progetti per il futuro.

Come vanno le cose per il vostro gruppo, dopo il biennio pandemico e alla luce dell’attuale congiuntura?

Come molti sanno, presidiamo soprattutto il format del supermercato. Ma abbiamo quattro negozi più grandi, di dimensione ipermercato, che nel 2020 hanno sofferto, perché fuori dai centri abitati. In media, Magazzini Gabrielli ha avuto degli ottimi risultati fra il 2020 e il 2021. Anzi, oserei dire i migliori nella storia dell’azienda: abbiamo chiuso lo scorso anno con un fatturato di 934 milioni di euro, in crescita del 5% sull’anno precedente. Questo 2022, invece, sinora, è stato un po’ altalenante. Dopo una prima settimana di gennaio sorprendente, abbiamo avuto i primi 14 giorni di marzo difficili a causa di una breve recrudescenza di fenomeni di accaparramento, dovuti allo scoppio della guerra in Ucraina. Aprile e maggio non sono stati “brillanti”, ma fra giugno e luglio, con la bella stagione, abbiamo avuto risultati anche migliori della media di mercato. Noi beneficiamo anche del fatto di avere molti negozi stagionali che, nelle cinque regioni in cui siamo presenti (Marche, Abruzzo, Molise, Umbria e Lazio , ndr), ci hanno rivelato che, sebbene gli italiani fossero angosciati, non volevano rinunciare alle ferie, viste come un momento per staccare dalle preoccupazioni. Nel mese di settembre però, temiamo che i nodi verranno al pettine…

In termini numerici, cosa ritiene che possa succedere fino alla chiusura d’esercizio?

Credo che riusciremo a raggiungere l’obiettivo di 980 milioni a rete corrente. Stiamo viaggiando bene ma bisognerà far fronte a tutto l’autunno.

La vera sfida di qualsiasi insegna in questo momento, lo sappiamo, è cercare di contenere il più possibile i prezzi sugli scaffali: come pensate di superare questo scoglio?

Rispetto ad altre catene, Magazzini Gabrielli è stata fra quelle che hanno scaricato più tardi il surplus di costi sul consumatore, se non su alcune merci sulle quali era impossibile non reagire. Abbiamo scelto di accollarci noi i costi e di erodere un po’di margine. Credo che in quel momento sia stata la scelta giusta e che il cliente lo abbia percepito. Da maggio, purtroppo, anche noi abbiamo dovuto ritoccare un po’ all’insù i listini.

State agendo anche sulla leva promozionale?

Il nostro obiettivo, in questo momento, è di spingere un po’ meno sulla leva promozionale e fare una serie di investimenti sui reparti. Non è così semplice perché il consumatore ha i suoi punti di riferimento, i suoi criteri e le sue abitudini di consumo e quindi molto più spesso o riduce i volumi, o la qualità degli acquisti.

In molte insegne la Mdd ha ormai assunto un peso strategico significativo: cosa può dirmi di Consilia?

All’interno di Gruppo Selex, noi abbiamo la maggiore quota di marche private (intorno al 20%). Consilia è un brand molto importante per Magazzini Gabrielli, a cui però vorremmo dare una collocazione più marcata sul segmento mainstream. Fatti Buoni, invece, è l’altra Pl sui nostri scaffali (di nostra proprietà) che presidia il segmento premium. È una bella idea di Magazzini Gabrielli che lavora sui concetti di territorialità, artigianalità, autenticità. È partita da poco, ci vorrà del tempo, ma darà i suoi frutti, anche perché riflette le caratteristiche dell’azienda. La parola magica qui è, e dovrà sempre essere ,“coerenza”: nella scelta dei prodotti, nell’esposizione, nell’immagine, nel posizionamento.

Investimenti sulla rete commerciale e sul suo ampliamento?

Questo lo stato dell’arte. 253 punti vendita: Oasi, Tigre e Tigre amico. Una parte diretta e una affiliata. 26 negozi a insegna Oasi, 27 Tigre “diretti”, che sono un po’ più grandi, poi fra Tigre in affiliazione e Tigre amico altri 200 negozi circa: questi ultimi sono nella maggior parte dei casi delle superette (con superficie di vendita non superiore ai 250 mq), che ci permettono di presidiare efficacemente il territorio. Il prossimo anno, dovremmo aprire tre negozi a insegna Oasi e un supermercato a insegna Tigre più una serie di negozi affiliati nella zona tirrenica. Le nuove aperture saranno maggiori dove siamo meno presenti, ma non dobbiamo dimenticare le regioni dove abbiamo quote di mercato a due cifre: in alcune province di Marche e Abruzzo, nostre roccaforti storiche, superiamo il 20% di share mettendo insieme i due marchi. Ci sono poi investimenti di ristrutturazione interna, fra i 20-30 milioni di euro ogni anno.

Parliamo di sostenibilità: quanto siete impegnati su questo fronte?

L’azienda si sta impegnando a 360° in questo. Dal punto di vista del risparmio energetico, vantiamo alcune strutture alimentate a fotovoltaico: le aziende di retail, come la nostra, sono energivore e l’autoconsumo è importante. Sul packaging, riciclo dei rifiuti, possiamo contare su una grande mano dai nostri partner. Le iniziative più belle sono quelle che portiamo avanti con le onlus nazionali: in tema di lotta allo spreco, con il Banco Alimentare, che sosteniamo dal 2010, facciamo sia il Siticibo, cioè doniamo eccedenze edibili ma non più vendibili, sia la colletta alimentare sostenuta dai nostri clienti, e poi l’iniziativa “ora per il Banco”, durante la quale il cliente sceglie cosa l’azienda può donare. Abbiamo collaborato con il Fai per rimettere in sesto l’Orto delle Monache sul Colle dell’Infinito a Recanati e per diversi anni abbiamo partecipato alle giornate Fai d’autunno e di primavera. Con Legambiente abbiamo organizzato una giornata di pulizie per le nostre filiali sulla costa. Collaboriamo inoltre con Iom (Istituto oncologico marchigiano) e con Airc per l’Ottobre della prevenzione. Abbiamo sostenuto Save the Children a favore dei bimbi ucraini, e abbiamo effettuato diverse donazioni all’ospedale Salesi e alla città di Ascoli in piena pandemia.

Fra tutte queste iniziative, qual è stata la più toccante?

In assoluto, quella che coinvolgeva la Lega del Filo d’Oro. Invece del classico pacco di Natale, una volta l’azienda ha pensato di donare lo stesso importo, raddoppiato, all’Associazione. Tuttavia, poiché ci furono delle rimostranze da parte dei dipendenti in merito all’iniziativa, a riprova della bontà dell’idea dell’azienda, alcuni di loro furono sorteggiati per un giro alla sede della Lega del Filo d’Oro. Il risultato fu commovente. Quell’incontro ci ispirò anche un’altra idea: chiedemmo alle mamme di bambini da 0 a 3 anni del Comune di Ascoli quale fosse il problema economico maggiore per chi avesse dei bimbi e la risposta risultò essere “il prezzo dei pannolini”. Così abbiamo cominciato con una fornitura gratuita tutto l’anno negli asili del capoluogo (poi estesa a quattro altri comuni), completa di kit per la disinfezione delle scuole.