Selex: i passi avanti del gruppo e il legame con la centrale d’acquisto

di Maria Teresa Giannini

Un fatturato al consumo di 16,9 miliardi di euro nel 2021, 18 imprese associate, un totale di 41.000 addetti su 3.230 punti vendita sparsi sul territorio nazionale e progetti di ulteriore espansione: questi sono alcuni dei numeri di Selex Gruppo Commerciale, attivo in Italia da 58 anni con marchi come Famila, A&O, Alì, Il Gigante, Dok, Mercatò e C+C. Dopo un 2021 segnato dall’ingresso, a gennaio, di nuovi associati (le 5 insegne del Consorzio Sun e il siciliano Cds), che hanno portato Selex a scalare il podio del retail dal 3° posto al 2°, nel 2022 il gruppo si trova ad affrontare la “tempesta perfetta” dell’inflazione e della guerra nel cuore dell’Europa. Ce ne parla Maniele Tasca, general manager del gruppo di Trezzano sul Naviglio, nonché consigliere della centrale d’acquisto europea Emd e consigliere delegato della maggiore centrale d’acquisto nostrana, ossia Esd Italia, struttura che ha un rapporto di stretta collaborazione con Selex.

Cosa succede nelle centrali d’acquisto d’Europa in questo momento così difficile?

Gli elementi che osservano i nostri soci europei di Emd sono identici a quelli che registriamo in Esd Italia: aumento dei costi operativi e inflazione all’acquisto in forte crescita. Allo stesso modo, i nostri soci internazionali hanno problemi nell’approvvigionamento di alcune materie prime che sono particolarmente interessate dalla guerra in Ucraina, come ad esempio l’olio di semi. Bisogna anche dire che, analogamente a quanto osserviamo in Italia, molto spesso, più che di mancanza di materie prime, si deve parlare di aumenti che hanno evidentemente una natura speculativa e colpiscono intere filiere, per effetto dello sbilanciamento tra domanda e offerta.

Cosa sta facendo Selex, in particolare, per reagire?

Selex sta agendo principalmente su tre ambiti, connessi fra loro. Quello più delicato è rappresentato dai clienti e dai comportamenti che essi adottano per difendere il proprio potere d’acquisto: su questo fronte, la nostra priorità è rassicurarli con proposte che garantiscano aumenti di prezzo minimi e, là dove possibile, zero rincari, mantenendo la tradizionale competitività delle insegne del gruppo e delle marche del distributore. Il secondo ambito è quello dei costi, su cui agiamo, per quanto possibile, attraverso interventi tattici per risparmiare e rendere più efficiente la supply chain. Infine, il terzo ambito è quello della negoziazione con i fornitori, con i quali cerchiamo collaborazione ed equilibrio per minimizzare l’impatto dei listini, che ci vengono proposti costantemente in crescita. Parte del lavoro consiste anche nell’aumentare la flessibilità degli assortimenti, che devono adattarsi alle contingenze.

Dopo 2 anni di pandemia e quasi 3 mesi di guerra in Ucraina, l’attenzione del retail al cambiamento climatico e alla sostenibilità è ancora una priorità per come lo era nel 2019, quando gli attivisti del clima conquistavano le copertine di importanti riviste?

È sicuramente importante, ma rischia di esserlo meno di quanto dovrebbe. Gruppo Selex mantiene premuto l’acceleratore su tutti i progetti avviati, in particolare su temi come la riduzione/sostenibilità del packaging, il risparmio energetico, il sociale e l’educazione alimentare. Bisognerebbe fare ancora di più, ma spesso ci scontriamo con i costi della sostenibilità, che in questa fase non è possibile assorbire o fare assorbire ai clienti.

Cosa significa per voi la parola “Sostenibilità”?

L’interpretazione del concetto di “sostenibilità” da parte di Selex avviene principalmente attraverso i prodotti a marchio proprio e poggia su quattro pilastri: filiera tracciata e trasparente, qualità degli ingredienti, packaging ed educazione alimentare. Riguardo alla filiera, richiediamo ai fornitori di ortofrutta l'iscrizione al Protocollo del lavoro agricolo di qualità, o certificazione equivalente, per garantire l'applicazione di una politica equa nei confronti dei dipendenti. In merito alla qualità degli ingredienti, abbiamo provveduto ad azioni concrete, come la sostituzione, in tutti i prodotti alimentari, delle uova di galline allevate in gabbia con uova di galline allevate a terra e abbiamo eliminato microplastiche e opacizzanti negli articoli della detergenza; ci impegniamo inoltre a privilegiare materie prime italiane nelle nostre Mdd. Proprio sul fronte del packaging per le Mdd, abbiamo lavorato molto negli ultimi anni, generando, nelle categorie coinvolte dai progetti, una riduzione del 9% di polimeri rispetto ai precedenti imballi e alla sostituzione del 30% di plastica vergine con plastica riciclata. Inoltre, 273 tonnellate di pack passeranno da materiale non riciclabile a riciclabile, mentre stiamo eliminando 155 tonnellate di overpack. Infine, Selex sostiene il portale di educazione e sicurezza alimentare comemangio.it, realizzato dall’Università Cattolica di Milano per sensibilizzare i consumatori sulle tematiche della corretta alimentazione. Per il resto, l’elenco delle azioni di sostenibilità è lungo ed è ben sintetizzato nell’8° bilancio sociale del gruppo. La più recente, è un’iniziativa di raccolta fondi (quasi 740mila euro) a sostegno economico e socio-sanitario della popolazione ucraina, attraverso il lavoro decisivo di Medici senza frontiere, arricchita dall’invio di numerosi carichi di prodotti ai profughi della guerra.

Quali sono, a oggi, i punti forti dell’offerta Selex e su cosa pensa che invece ci sia ancora della strada da percorrere?

Quello che ci distingue è sicuramente la connessione delle nostre insegne con i territori, la qualità degli assortimenti e dei servizi e la competitività che, correlata alla qualità, ci vede quasi sempre tra i marchi più apprezzati dai clienti nelle ricerche di mercato. Innovazione digitale e sostenibilità sono gli ambiti in cui riteniamo importante migliorare nel prossimo futuro, per mantenere la leadership che i nostri imprenditori hanno conquistato in molte zone in cui operano.

L’anno scorso Selex aveva stanziato investimenti pari a 460 milioni di euro, destinati all’apertura di 95 nuovi pdv, di cui 53 tra superstore e supermercati, e alla ristrutturazione di 97 unità. Queste promesse sono tutte state mantenute?

Sono state mantenute e sono soprattutto state confermate per tutto il 2022. Nuove aperture, sostituzione di punti vendita obsoleti e ristrutturazioni sono parte del ruolo sociale che le aziende del gruppo continuano a svolgere sul territorio attraverso una proposta distributiva aggiornata e moderna per un cliente in costante evoluzione. I servizi di e-commerce e lo sviluppo di touch point digitali completano tale impegno.