Nato a Bolzano il 28 gennaio 1939, da una famiglia di imprenditori dell’alimentare, Patrizio Podini ha costruito un impero del discount, la sua MD Spa, con circa 800 punti di vendita e un fatturato retail di 2,8 miliardi di euro (3,3 miliardi di consolidato), in costante crescita. Solo nel 2020 il gruppo ha macinato un +15% dal lato delle vendite, continuando a investire abbondantemente sullo sviluppo, cosa che farà, con ancora maggior forza, in questo 2021. Ma come ha fatto Patrizio Podini a costruire tutto questo? Con il duro lavoro di una vita, dice lui, ma anche con tante intuizioni geniali, come ci ha raccontato in esclusiva, accettando, per una volta, di parlare di sé, più che della sua creatura, anche se separare le due cose non è facile e nemmeno ne vale la pena, visto che MD è un fiore all’occhiello della distribuzione nazionale.

Cavalier Podini, qual è stato, secondo lei, il vero colpo maestro della sua carriera?

In realtà, devo ripeterglielo, non c’è nessun segreto speciale, se non nel lavoro, un lavoro che porto avanti, con devozione, da oltre 65 anni. Tuttavia, secondo me, a fare veramente la differenza è stata la decisione di ricominciare dal Sud. Mi spiego: dopo le esperienze distributive fatte al Nord e l’ingresso in Selex, dove sono stato presidente da luglio 1984 fino a gennaio 1992, ho deciso di concentrarmi sul Mezzogiorno, a partire da Napoli. Mi sono accostato alla città partenopea negli anni Ottanta, con la voglia di imparare e di conoscere il mercato, dove poi, nel 1994, ho fondato Lillo Srl insieme ad alcuni soci campani. Allora è parso strano a tutti che un uomo del Nord andasse alla conquista del Sud. Oggi il fatto è stato ampiamente digerito e consolidato e il mondo degli affari riconosce che è stata una vera intuizione.

Ma perché proprio il Sud?

Avevo venduto la mia azienda distributiva di Bolzano a gruppo Aspiag e, anche grazie al mio lavoro in Selex, avevo maturato saldi contatti con imprenditori meridionali, in particolare con Mida Cash, poi mio socio, che mi ha portato a innamorarmi di questi territori e di questa operazione. Ma non è stato solo amore: ho capito che a Napoli, dove il discount non c’era ancora, mi si aprivano grandi spazi per arrivare primo, rispetto ad altre aree, come il Nord Est, dove invece mi sarei dovuto accontentare di essere un semplice inseguitore. Ho potuto così sviluppare l’azienda con una grande tranquillità, almeno come imprenditore, visto che poi la mia vita non era certo semplice: allora i collegamenti aerei con la città partenopea erano pochissimi e sempre super prenotati. Partivo da Bolzano alle 3 e mezza del mattino, per prendere un volo alle 7 da Linate. Rimanevo 3 o 4 giorni a Napoli e poi facevo lo stesso iter per rientrare nella mia città natale, verso mezzanotte. Ma non mi è mai pesato, perché quando c’è la passione tutto diventa più semplice. Del resto, io sono fatto così e ancora oggi lavoro in questo modo, sulla prima linea.

Negli anni Sessanta, in pieno boom economico, lei ha intuito - quando in Italia non se ne parlava ancora - tutto il potenziale del discount. Come ha fatto?

Come lei sa la Germania è la patria del discount e io ho una salda cultura di derivazione tedesca e non solo perché sono nato a Bolzano, ma perché ho studiato e vissuto a Vienna. Così ho acquistato un’azienda che aveva costruito i primi supermercati della mia città e li ho trasformati velocemente in discount mettendo primi prezzi, casse moderne, e varie marche orientate alla convenienza, visto che allora non avevo ancora il potenziale per concedermi una mia marca. In seguito, ho aperto ad Abbiategrasso, Vigevano, Mortara. Mi sono allenato, insomma, per puntare poi, come ho detto, sul Sud, dove sapevo che non avrei trovato concorrenza. Il mio progetto era solido, sostenuto dalla fede imprenditoriale, mentre i primi discounter italiani del Settentrione erano, tutto sommato, persone di poca esperienza, che ci provavano, con il risultato di fare grandi danni al vissuto del canale, dal momento che gli inevitabili flop portavano, poi, a svendite selvagge. Questo ha comportato un avvio del discount ancora più complicato e con margini pari al 50% di quelli di oggi.

E poi?

E poi i soci e amici campani hanno lasciato l’azienda, in parte delusi da bilanci che non davano i frutti sperati, nonostante le nuove aperture piacessero molto al pubblico. A questo punto ho acquistato tutte le quote, continuando ad aprire e ad espandermi. Anni dopo, nel 2013, ho realizzato che era tempo di andare alla conquista del Nord e ho comprato LD Market da Gruppo Lombardini, un’operazione che mi ha permesso di aggiudicarmi, in un colpo solo, 330 punti vendita, raddoppiando la rete e arrivando a presidiare tutta l’Italia.

E adesso?

Adesso stiamo costruendo il 2021 e, anche se il mercato è in sofferenza, abbiamo fissato un piano di 47 aperture e 35 ristrutturazioni, supportato da 290 milioni di investimenti, più 95 per il completamento del polo distributivo di Cortenuova (Bergamo), ormai ai nastri di partenza. Aggiungo che, a fine maggio, le nostre performance superavano le previsioni e mi aspetto che, durante l’estate, le cose andranno anche meglio, visto che gli italiani, in parte liberati dal giogo del Covid, stanno prenotando le ferie e riscoprendo la voglia di consumare e acquistare.

Come imprenditore cosa prevede per il futuro della Gdo?

Il settore è in grande movimento e tutte le imprese hanno generosi piani per le nuove aperture. Da qui al 2025, per il solo canale discount, non ci saranno meno di 250 opening all’anno. Dato, però, che ci sono già oltre 5.000 discount in giro per l’Italia, lo scenario sarà altamente competitivo. Resteranno coloro che, in questi anni, hanno saputo fare la differenza e instaurare un’ottima relazione con i fornitori. MD Spa è forse una delle uniche aziende che ha fatto sempre le proprie convention invitando anche loro e spiegando le nostre esigenze, i nostri progetti, per fare sentire a queste imprese che esse sono una parte importante del nostro lavoro. E così, durante la pandemia, non abbiamo mai avuto problemi di approvvigionamenti ridotti e rotture di stock, persino sui beni più richiesti e sottoposti a fenomeni di scorta, come acqua, pane, farina, pasta, pomodoro e tanti altri. È anche questo che ci ha portato a quel +15% di vendite, rispetto a una media del mercato del +8,5 per cento. I nostri fornitori sono trattati con estrema correttezza, sono fedeli e leali, non ci sono aste e, nel 95% dei casi, il rapporto è molto duraturo.

Lei ha sempre investito in momenti difficili, in controtendenza. Non ha mai avuto paura?

Diciamo che sono stato vaccinato per tempo e con una sola dose. Nel 1996, quando i miei soci hanno lasciato l’azienda, è stato decisivo mantenere saldi i nervi e continuare ad andare avanti, elaborando, a tutta velocità, un piano per il futuro. Mi sono reso conto che, da solo, avrei avuto una libertà di manovra che prima non avevo e che questo mi avrebbe permesso di superare questa piccola crisi. Dopo più niente mi ha spaventato davvero, neppure la caduta dell’economia del 2007-2008, alla quale ho reagito, come sempre, con un nuovo piano di investimenti.

Dunque, non ha timore delle ricadute economiche della pandemia?

Francamente no. Sono molto addolorato per chi è scomparso a causa del Covid, questo sì, ma spaventato decisamente no, in quanto ritengo che chi fa bene il proprio lavoro e tiene la testa a posto finirà sempre, presto o tardi, per emergere. Le faccio solo un esempio: per MD la meta dei 1.000 punti vendita è ancora abbastanza lontana, ma sono certo che ci arriveremo. È solo questione di tempo e, lo ripeto, di lavoro, un lavoro, il nostro, che non vuol dire solo nuove aperture, quelle che saltano di più all’occhio, ma anche ‘stop and go’, cioè ripensamento e ristrutturazione di quei punti vendita che non riescono più a tenere il giusto ritmo.

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