La redazione di Distribuzione Moderna ha incontrato Mario Cerutti, direttore supply chain e coffee buying department di Lavazza, per tracciare un quadro di ¡Tierra!, l’iniziativa di sostenibilità intrapresa dall’azienda in tre comunità di coltivatori di caffè in Colombia, Honduras e Perù.

DM: Da quando e secondo quali modalità Lavazza realizza delle attività nel settore dello sviluppo sostenibile?
MC: Sette anni fa, in un periodo in cui il mercato del caffè attraversava una grande crisi, la nostra azienda ha iniziato a muoversi e a sostenere dei progetti nell’ambito della responsabilità sociale. Inizialmente abbiamo offerto un sostegno concreto a quelle organizzazioni internazionali che già operavano nel settore dello sviluppo sostenibile. A seguito di queste collaborazioni è nata la voglia, da parte dell’azienda, di progettare più direttamente queste attività.

DM: Cosa avete ideato per essere maggiormente presenti nell’area della social responsability?
MC: Nel 2001, Lavazza e cinque torrefattori europei hanno creato l’ICP (International Coffee Partner): una società di capitale di diritto tedesco, con sede ad Amburgo, che ha come missione quella di attuare dei progetti di sostenibilità nei vari paesi produttori di caffè. In linea generale un progetto dura tre - quattro anni; attualmente la società conta due progetti conclusi, un paio di progetti in dirittura d’arrivo, quattro che sono al secondo - terzo anno di svolgimento e due progetti da iniziare.

DM: Da quale esigenza nasce l’iniziativa di sviluppo sostenibile ¡Tierra!?
MC: Circa tre anni fa l’azienda voleva fare qualcosa di più, voleva essere coinvolta in un progetto di responsabilità sociale. Da questa esigenza è nata l’idea di ¡Tierra!: una serie di progetti di sostenibilità legati da una logica comune, trasversale, gestiti e finanziati direttamente da Lavazza in partnership con Volcafè, uno dei principali esportatori di caffè verde nel mondo.

DM: In cosa consiste il progetto ¡Tierra!?
MC: ¡Tierra! nasce dall’individuazione di tre paesi dell’America Latina, Honduras, Colombia e Perù, coltivatori di una pianta di caffè ideale per realizzare una buona miscela e di tre comunità locali che necessitano di sostenibilità da parte dei paesi esteri. Insieme a Volcafè abbiamo iniziato a entrare in contatto con le comunità locali per capire cosa era necessario fare. Questo ha fatto sì che i tre progetti, partiti concettualmente da una stessa logica, si siano poi sviluppati concretamente in maniera differente.

DM: Grazie a ¡Tierra! cosa avete realizzato in Colombia, Honduras e Perù?
MC: In Colombia La Esperanza, la comunità locale in cui abbiamo operato, ha richiesto a gran voce la sistemazione di cinquanta abitazioni, che sono state ricostruite, ristrutturate e dotate di fosse asettiche. Un altro tema importante per la comunità colombiana era quello del trattamento ottimale del caffè per rendere autonomi i produttori. Inoltre, grazie a efficaci strutture di essiccazione, è stata migliorata la qualità del caffè a cui, di conseguenza, possono essere attribuiti un valore medio più alto e una qualità costante, che lo rendono facilmente vendibile. In Honduras i problemi sollevati dalla comunità La Fortuna riguardavano la sistemazione dell’impianto di trattamento delle acque di processo e la realizzazione dell’impianto per il trattamento della polpa del caffè per la produzione di fertilizzante organico. Per la comunità abbiamo creato anche la scuola, i servizi igienici e attualmente stiamo cercando di organizzare e sviluppare il passaggio dal microcredito a un inquadramento di business più strutturato e valido. In Perù abbiamo risolto, creando apposite strutture, uno dei problemi più grossi per la comunità Yanesha – Alto Churumazu: l’essiccazione del caffè. Inoltre, la comunità peruviana utilizzava una tecnica di lavorazione del caffè che consumava un’enorme quantità d’acqua: noi abbiamo introdotto delle nuove tecniche che necessitano di un consumo d’acqua molto minore.

DM: Nel 2006 il progetto ¡Tierra! a suggello della propria attività ha ottenuto la certificazione di sostenibilità da parte di Rainforest Alliance. Come avete conquistato l’importante riconoscimento?
MC: Rainforest Alliance, la ONG internazionale con sede a New York, ha deciso di certificare i progetti di ¡Tierra! in Colombia, Honduras e Perù, per il loro valore e per il rispetto delle norme. Tuttavia, è stato difficile rientrare nei parametri per ottenere la certificazione. Nel futuro ci aspettiamo delle ispezioni a sorpresa da parte di Rainforest Alliance per verificare il rispetto delle norme da parte del nostro progetto.

DM: Per quanto riguarda il caffè ¡Tierra! in che formati lo avete inserito in commercio?
MC: Noi produciamo tre formati di caffè ¡Tierra!: la lattina da 250 g per il consumo familiare moka, il caffè in grani da 1 kg e la cialda.