di Emanuele Scarci

Febbre dei prezzi al consumo sempre altissima anche se a gennaio l’inflazione generale, segnalata da Istat, cala dall’11,6% al 10,1%. Un punto e mezzo in meno rispetto a gennaio 2022.
Rallenta molto meno il rally del carrello della spesa (comprende i beni alimentari, quelli per la cura della casa e della persona) che, rispetto a un anno fa, passa dal +12,6% al +12,2%. Appena 4 decimi. Il picco era stato raggiunto a novembre con il +12,7%.
Il trend di gennaio 2023 si conferma tuttavia più sostenuto dell'inflazione generale e probabilmente rimarrà tale per almeno il primo semestre: le industrie sono determinate nello scaricare sugli scaffali gli aumenti di costi non riconosciuti l’anno scorso dalla distribuzione moderna.

Il parziale allentamento a gennaio della morsa dei prezzi è dovuto all’attenuarsi dell’impennata dell’energia, ma è significativo che l’inflazione di fondo (cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi) a gennaio salga di due decimi al +6%, proprio sotto la spinta degli degli alimentari.

Alta tensione sui prezzi

Per Carlo Alberto Buttarelli, direttore relazioni con la filiera di Federdistribuzione, “malgrado l’attenuazione registrata, anche in questo inizio d’anno la congiuntura economica continua a essere fortemente contraddistinta da inflazione e incertezza, con effetti negativi sui bilanci delle famiglie e sui consumi. In modo particolare per quanto riguarda le vendite a volume nel settore alimentare che hanno segnato oltre -6% alla fine del 2022. Nonostante si segnali un primo rallentamento della crescita dei prezzi dei beni energetici e delle materie prime, l’impatto dell’inflazione rimarrà elevato nei prossimi mesi, minacciando ulteriormente la tenuta dei consumi su cui grava anche un peggioramento del clima di fiducia, come già rilevato da Istat”.

Poi Buttarelli aggiunge: “Lo scorso anno le imprese della distribuzione moderna hanno contrastato in maniera rilevante la crescita dell’inflazione, investendo ingenti risorse economiche e riducendo i margini per assorbire parte dell’aumento dei listini industriali. Oggi siamo di fronte al perdurare di un quadro economico incerto e complesso e occorre scongiurare il rischio di un ulteriore crollo dei consumi e dei conseguenti effetti recessivi derivanti dalla spinta inflattiva che i listini industriali ancora in forte incremento fanno presagire. Le aziende della distribuzione non hanno più margini di intervento economico e non possono essere lasciate sole. È fondamentale, quindi, avviare una discussione più ampia, sia dal punto di vista politico che industriale, per trovare, con senso di responsabilità, tutte le soluzioni praticabili in questa situazione”.