di Emanuele Scarci

Horeca avanti e Gdo indietro. Con la riapertura della ristorazione e il ritorno del turismo, nel 2022 le vendite di vino nel canale Horeca sono balzate di circa il 20% (nonostante l’aumento dei prezzi) mentre nella distribuzione moderna sono calate del 4,5%. Alla fine, da ristoranti, bar e hotel è transitato il 18,1% del business del vino (dal 16,6% del 2021) mentre super e ipermercati ne hanno intercettato il 36% (dal 37,7%). Per il 2023 i produttori si attendono una crescita delle vendite complessive del 3,3%, trainate soprattutto dalle bollicine, +5,2%, e dai vini fermi, +2,8%.
I dati emergono dall'indagine sul settore vinicolo realizzato dall'area studi Mediobanca: riguarda 255 società di capitali con fatturato superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi, pari all'89,3% del fatturato del settore.
Gli aumenti dei prezzi hanno frenato la domanda sia nella Gdo che nell’Horeca. Circana (ex Iri) ha stimato che nel 2022 nella distribuzione moderna l’aumento medio dei prezzi è stato del 7%; le vendite di vino si sono sgonfiate del 5,4% a volume e quelle di bollicine del 5%. Nel complesso, l’anno scorso la Gdo ha venduto 800 milioni di litri per un valore di circa 3 miliardi. Dal suo canto, Mediobanca sottolinea che gli aumenti di listino hanno interessato in misura maggiore i vini di fascia premium (+13,7%), quelli di pregio (+11,1%) e, in coda quelli di base (+6,6%). Coinvolti anche i vini biologici (+9,6%) che però si ritagliano una quota di mercato di appena il 4,3%.

Più ricavi meno utili
Sul versante dei produttori, il rapporto Mediobanca sottolinea che le maggiori aziende hanno chiuso il 2022 con un aumento del fatturato del 10%. L’utile operativo è calato del 7,6% sul 2021 mentre il rapporto tra il risultato netto e fatturato si è attestato all'8,7%. Prevalgono i mercati di prossimità, cioè i Paesi Ue, con il 37,1% dell'export, ma si riduce la distanza con il Nord America (34,6%).
In retromarcia le vendite online: si sono ridotte del 3,7%.
Nel braccio di ferro fra cantine, nel 2022 la leadership resta a Cantine Riunite-Giv, con ricavi per 698,5 milioni (+10,1%). Al secondo posto il neonato polo vinicolo Argea (455,1 milioni, +9,6%), subito dopo Italian wine brands, in crescita del 5,2% a 430,3 milioni. Fuori dal podio la cooperativa romagnola Caviro: 417,4 milioni, +7,1%.

Sul podio
Nella classifica della redditività, il rapporto tra risultato netto e fatturato della toscana Frescobaldi è del 28,4% (dal 25,1% dell’esercizio precedente); seguita dalla veneta Santa Margherita, 19,7% (21,3%). Chiude il podio Terra Moretti con un utile su fatturato del 13,7% (9,3%), in aumento di 4,4 punti percentuali sul 2021, secondo tasso di crescita più elevato dopo quello di Berlucchi: +10,7%, +6 punti sul 2021.
Infine, da notare la crescita della partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole: +63,5% sul 2020, pari al 4,6% del totale. Al controllo familiare spetta invece il 65,8%.