di Emanuele Scarci

Horeca all’attacco e distribuzione moderna in difesa. Nel 2022 le vendite di birra in bar e ristoranti sono risalite dal 32,6% al 35,8% del totale mentre la grande distribuzione è scivolata dal 67,4% al 64,2%. Il ritorno alla normalità del post pandemia ha consentito all’Horeca di erodere spazio a super e iper.

In generale, i consumi di birra, rilevati dal report 2022 di Assobirra, sono cresciuti del 6% a 22,3 milioni di ettolitri mentre la produzione nazionale è rimbalzata del 3,3% a 18,4 milioni di ettolitri. A fare la differenza è l’import che è salito del 10% a 7,8 milioni di ettolitri.

Le quote dei player

Nella competizione fra i big player in Italia, Heineken si conferma leader di mercato con una produzione in crescita, ma la quota di mercato si è contratta dal 33,5 al 32%; in lieve arretramento anche Peroni, dal 17,2% al 17%.
Mentre hanno guadagnato terreno ABInbev, dal 9,4 al 9,5%, e Carlsberg, dal 5,6% al 5,8%. Gli importatori hanno arrotondato la quota dal 22,5% al 23,8% a quota 5,3 milioni di ettolitri.

Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra, ha confermato la preoccupazione per la produzione di birra in Italia, “spesso in crescente svantaggio rispetto a quella estera, che gode in alcuni casi di un fattore competitivo importante: accise anche quattro volte inferiori, come nel caso della Germania, rispetto a quelle pagate in Italia. La birra, infatti, è l’unica bevanda da pasto che ne è gravata, un’anomalia che ha un impatto su tutti: produttori, distributori e consumatori. L’intervento dovrebbe essere prioritario, tanto più in un contesto di mercato in cui la filiera si trova già a fare i conti con il peso dei rincari di materie prime e dei costi energetici”.