Il fatto, come riportato dal ‘Sole-24 Ore’ del 17 luglio in un approfondimento di Micaela Cappellini: alla fine di settembre, il 27 per la precisione, andrà al voto una proposta Onu, sostenuta dai rilievi dell’Oms, che potrebbe condurre a tassare del 20% gli alimenti che contengono grassi, sale e zuccheri. Potrebbero venire alla ribalta claim e avvisi che scoraggiano i consumi, come le famose (famigerate?) etichette ‘a semaforo’. Il tutto rientra in un programma mondiale di contrasto a cancro, diabete e malattie cardiovascolari, destinato ad abbattere di un terzo l’incidenza di queste gravi patologie entro il 2030.

La notizia ha ovviamente portato un’ondata di indignazione da parte di tutte le associazioni di settore, a partire da Federalimentare, in quanto si ravvisa una minaccia a molti beni della tradizione gastronomica italiana o, se non altro, a quelli che devono rispettare i disciplinari.

Il Ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio (Lega), ha parlato, al congiuntivo (‘se fosse vero’), di ‘pazzia pura’, annunciando, in un'intervista con InBlu Radio, una possibile 'battaglia molto dura'.

I toni delle preoccupazioni hanno raggiunto un tale livello che, secondo molti, una larga parte del Made in Italy alimentare verrebbe equiparata, con una sorta di dubbia equazione mentale, alle sigarette.

Timori eccessivi? Forse, ma resta il fatto che una presa di posizione delle Nazioni Unite avrebbe un impatto massiccio. Del resto, il mercato mondiale è attualmente percorso da una ventata di protezionismi, dazi e blocchi, che non inducono l’ottimismo ed esasperano gli animi.