La Commissione europea ha pubblicato i risultati di una campagna di prova sui prodotti alimentari da cui emerge che alcuni prodotti, pur avendo una diversa composizione, recano un marchio identico o simile.

Lo studio ha analizzato 1.380 esemplari di 128 prodotti alimentari in 19 Stati membri, compreso il nostro (Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria).

Anche se, per forza di cose, si tratta di un campione non rappresentativo della grande varietà di generi alimentari disponibili, emergono dati allarmanti e che potrebbero generare pratiche ingannevoli.

Si osserva, infatti, che il 9% dei campioni presentati, nella parte anteriore del packaging, come identici ha invece formulazioni diverse in vari Paesi. A questo si somma un altro 22% di beni con composizione differente, ma presentati in modo simile, anche se non identico. Sommando le due cifre si arriva dunque a un totale del 31%, poco meno di un prodotto su tre.

Dall’altro lato, quello posisitivo, nel 23% dei casi, quanto indicato sulla parte anteriore della confezione e la composizione coincidono e il 27% dei prodotti con diversa composizione adotta anche un diverso packaging.

“Non è stato rilevato alcun modello geografico coerente per quanto riguarda l'uso di imballaggi identici o simili per prodotti con una composizione differente – si legge nella sintesi -. Inoltre le variazioni di composizione rilevate nei prodotti analizzati non implicano necessariamente una differenza di qualità”.

La Commissione, che dal 2017 in varie circostanze ha sottolineato e affrontato la questione, destinando oltre 4,5 milioni di euro alla risoluzione del problema, ha pubblicato ieri, 24 giugno, un nuovo invito a presentare proposte, con una dotazione di bilancio complessiva di 1,26 milioni (il termine per la presentazione delle domande scade il 6 novembre). La somma è destinata a rafforzare la capacità delle organizzazioni dei consumatori nell’individuare le pratiche potenzialmente ingannevoli.

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