In attesa che qualcuno trovi o giustamente esiga una soluzione ben migliore e a minore rischio biologico della raccolta indifferenziata, le mascherine, siano esse state usate da persone infette o meno, stanno diventando un gravissimo problema ecologico, dato l’alto contenuto di plastica e di materiali difficilmente degradabili.

Mentre il consumo in volume è difficilissimo da stimare, ma in ogni caso enorme, Unctad-Onu (United nations conference on trade and development), fa osservare che, a causa del Covid, le vendite mondiali, a fine 2020, saranno di 166 miliardi di dollari, contro gli 800 milioni del 2019, anno normale in cui a usare regolarmente tali protezioni erano solo certe categorie: personale sanitario, addetti ai servizi ambientali, lavoratori dell’edilizia…

Ben venga dunque l’iniziativa adottata da Carrefour Belgio, che alleatosi con TerraCycle, società di origine Usa attiva nel trattamento dei rifiuti più problematici, e a Gruppo Suez, specialista della gestione intelligente delle risorse, ha cominciato a posare, all’ingresso dei alcuni punti vendita test – 3 ipermercati e 1 Market – una scatola Zéro Déchet’ (zero rifiuti), dove i clienti possono depositare le mascherine usate.

Una volta pieno il contenitore è ritirato da TerreCycle, che si occupa di raggruppare i rifiuti a seconda dei materiali, stoccarli, sanitizzarli e trasformarli in granuli, i quali diventano la materia prima di mobili da giardino, bidoncini della spazzatura, tubi per edilizia e altri manufatti.

Non è difficile e basta pensarci, tanto per evitare le solite lacrime di coccodrillo.