Il Prosecco registra un aumento del 50% delle vendite in Francia, un fatto che spinge l’export a un record storico sui mercati mondiali, con un valore complessivo di 458 milioni nel primo semestre del 2019. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat.

Con un aumento complessivo del 17% delle esportazioni il prodotto conquista, quest’anno, il primato di vino italiano più consumato oltre confine, con un vero e proprio boom negli Usa. Gli Stati Uniti, con un incremento in valore del 41%, diventano il principale cliente, davanti alla Gran Bretagna e alla Francia, mentre al quarto posto si piazza la Germania (+7%). Un’incoraggiante salita del 66% in valore si registra anche in Cina, dove però la domanda è ancora molto contenuta, per l’abituale preferenza accordata ai vini rossi.

Un successo senza precedenti, ma secondo la Confraternita del Conegliano Valdobbiadene, sarebbe anche opportuno fare distinzioni. Così, alcune settimane fa, essa si è resa protagonista di un'istanza, che coinvolge i 2.640 viticoltori della propria Docg, per conoscerne l’opinione.

Il quesito verteva sull’opportunità di conservare o meno il termine ‘prosecco’, visto che l’offerta massiccia rischierebbe, secondo i Confratelli, di livellare i prodotti di nicchia. A fine indagine i rispondenti, in tutto 400, si sono dimostrati per la maggior parte favorevoli allo ‘scisma’, che prevede l’adozione del solo nome ‘Conegliano Valdobbiadene Docg’.

Puntuale la replica del presidente del Consorzio di tutela Prosecco Doc, Stefano Zanette: "La Denominazione Conegliano Valdobbiadene ha tutto il diritto di decidere del proprio nome, ma trovo inspiegabile che in questo si tenda a denigrare il lavoro degli altri. La Prosecco Doc, invece, dati alla mano, ha sostenuto indirettamente anche lo sviluppo della Docg. Quest'ultima è infatti passata, in 10 anni, dai 60 milioni di bottiglie del 2009 agli oltre 90 attuali”.