Un calo ‘storico’ per i soft drink: secondo una recente analisi Assobibe-Trade Lab i volumi di vendita hanno perso il 25% dal 2009 a oggi, e l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa per consumi pro-capite di bibite gassate.

Il settore a valle è molto importante e occupa 80.000 addetti. Anzi, secondo l’associazione, a ogni posto di lavoro diretto, ne corrispondono 14 indotti.

“La produzione e vendita di analcolici in Italia genera un valore complessivo di 4,9 miliardi di euro e contribuisce alle casse dello Stato per 2,3 miliardi di euro di entrate fiscali e contributive – spiega David Dabiankov, direttore generale Assobibe –. Inoltre, nonostante la flessione di mercato, le aziende hanno continuato a fare investimenti in innovazione, rafforzando l’impatto economico e sociale del comparto”.

Le imposte sul reddito da lavoro sono di 1,2 miliardi di euro (53,6%), mentre l’Iva totalizza circa 1,1 miliardi di euro (46,4%). Le sole imprese produttrici contribuiscono alle entrate dello Stato con 182 milioni di euro.

“In Italia però – puntualizza Assobibe - i consumatori pagano un’aliquota Iva tra le più elevate in Europa (22% rispetto a una media del 10%), diversamente da altri alimenti, che godono di aliquote al 4% o 10 per cento”. E, se scattassero gli aumenti, dell'imposta indiretta. le cose potrebbero anche peggiorare.

Dei 4,9 miliardi di euro di valore, 800 milioni sono generati dalle imprese di produzione, 1,1 miliardi dai fornitori di materie prime e 3 dalle fasi di commercializzazione di prodotti finiti.

Per ogni euro di valore garantio dai produttori, si genera un equivalente di 5,4 euro lungo la filiera, mentre i consumi ammontano a 7,43 miliardi di euro.

Il settore conta 80 aziende con 100 stabilimenti distribuiti in tutta la Penisola.