di Luca Salomone

Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele ha siglato, con Banca Intesa Sanpaolo, un accordo di pegno rotativo per favorire l’accesso al credito delle aziende associate. Il plafond è di 40 milioni di euro.

I finanziamenti, garantiti dai prosciutti in fase di stagionatura, rendono possibile smobilizzare il valore economico dei prodotti e soddisfare le esigenze finanziarie delle imprese associate.

Il consorzio raccoglie oggi 31 produttori presenti nel comune di San Daniele del Friuli, che, nel 2022, hanno prodotto oltre 2.670.000 pezzi.

La modalità operativa prevede anche, per la prima volta, una struttura dedicata di supporto e consulenza, costituita dai professionisti della direzione agribusiness della banca, in grado di accompagnare le imprese verso l’innovazione, la transizione tecnologica e ambientale.

«La stipula della convenzione segue le indicazioni della nuova normativa in materia di pegni rotativi, aggiornata nel 2020, grazie alla quale gli istituti di credito supportano, da oltre trent’anni, il comparto del San Daniele Dop con il pegno per i prodotti a denominazione di origine tutelata – commenta Mario Emilio Cichetti, direttore generale del Consorzio. – Lo strumento permetterà di estenderne ulteriormente l’applicazione per finanziare le nostre aziende nelle proprie attività imprenditoriali».

Nel corso del 2022 le cosce di suino avviate alla lavorazione, da parte della struttura consortile, provenienti dai 3.579 allevamenti, situati nel Centro-nord Italia, sono state conferite dai 41 macelli ai 31 stabilimenti produttivi aderenti al consorzio, localizzati esclusivamente nel comune di San Daniele del Friuli, in provincia di Udine.

Stabile, nel 2022, la quota di export che ha rappresentato il 17% della produzione totale, mentre il restante 83% è andato al mercato nazionale.

Le esportazioni hanno confermato i buoni risultati conseguiti negli anni precedenti: la Dop friulana si è affermata, ancora una volta, come prodotto molto apprezzato non solo nell’Unione Europea, ma anche nel resto del mondo. Il 57% è andato al mercato europeo, mentre il 43% ha raggiunto le nazioni extra Ue.