In un’Italia confusa da troppe regole, a volte incomprensibili, e giustamente spaventata dall’epidemia e dalla prospettiva di una gravissima recessione, scrivere al Presidente del Consiglio è diventata quasi un’abitudine. Tuttavia, la lettera che 101 rider torinesi hanno inoltrato a Palazzo Chigi, sia al premier, sia al Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, è degna di nota, perché sottolinea la mancanza di una legislazione per lo meno decente nei confronti di questi lavoratori autonomi, che stona con il riconoscimento della loro importanza, visto che il servizio non è stato mai interrotto dai vari Dpcm.

“Le misure straordinarie prese dal Consiglio dei Ministri indirizzate al contenimento della diffusione del Covid-19 su tutto il territorio italiano includono la chiusura delle attività non essenziali – scrivono i rider -. Nonostante ciò, a quanto pare non si è ritenuto opportuno fermare l’attività dei fattorini di pasti a domicilio, i così detti ‘rider’.

"Questi lavoratori sono particolarmente esposti al contagio e possono diventare vettori nella diffusione del virus, dato che ogni giorno passano da tanti negozi e dalle case di tanti consumatori senza che ci sia alcun controllo che garantisca le misure minime di sicurezza, e sono costretti a farlo senza i dispositivi di protezione per l’emergenza, perché le aziende per cui lavorano non li forniscono”.

“Quanti lavoratori – si domandano ancora i firmatari - è disposto a sacrificare questo governo per garantire una pizza a settimana a chi ancora se la può permettere, ma soprattutto per assicurare guadagni a quattro multinazionali? Verrà data priorità ai profitti di queste aziende, o invece si preferirà tutelare la vita delle persone?”

Dunque, i 101 chiedono che si fermino nel minor tempo possibile con un decreto legislativo tutte le attività di consegna di pasti pronti a domicilio e di essere inclusi nelle misure di supporto al reddito già previste per la maggior parte dei lavoratori autonomi.

Da tenere presente che lo stipendio medio di un rider è di 850 euro netti al mese (circa 7,50 euro lordi all'ora), inferiore di 700 euro (-45%) rispetto alla retribuzione mensile media in Italia.