Lotta alla burocratizzazione, informazione corretta, sicurezza, qualità, ulteriore potenziamento dell’export. Sono molti gli elementi che ieri, 9 maggio, Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, ha indicato come chiavi di volta del settore durante il suo intervento all’Assemblea pubblica della federazione, svoltasi nella prima giornata di Cibus.

“Con Expo il modello alimentare italiano è stato protagonista – dice il presidente – e siamo riusciti a colpire il mondo intero parlando di una delle cose più antiche, facendolo con un linguaggio nuovo proiettato nel futuro, ma sempre legato alla nostra grande tradizione”. E continua: “Non c’è Paese all’estero che non voglia il nostro modello e i nostri prodotti, quel binomio ormai entrato nell’accezione comune di made in Italy e di made with Italy”.

Per il presidente di Federalimentare è questo il momento di osare, cambiare, innovare, senza stravolgere, o rinnegare i valori della nostra storia, perché la nostra forza è proprio quella di essere tradizione e innovazione, passato e futuro, sapienza antica e innovazione di processo e prodotto, un modo di “pensare nuovo”.

Ma cosa possiamo fare per percorrere la strada dell’innovazione? “Cambiare atteggiamento, rinunciare a pregiudizi ideologici e filosofici – afferma Scordamaglia - e soprattutto eradicare questo virus, tutto italiano, del sentimento anti-industriale, davvero paradossale per il secondo Paese manifatturiero in Europa”.

Anche i prodotti devono evolversi, conclude Scordamaglia, adattarsi alle esigenze di quel 1,2 miliardi di consumatori che li scelgono nel mondo. Recenti indagini, infatti, mostrano come la propensione dei consumatori all’acquisto di nuovi prodotti abbia fatto un balzo in avanti davvero sorprendente negli ultimi anni, passando dal 60 all’82%. E se i nuovi prodotti devono cogliere i nuovi trend, l’industria alimentare, proprio per adattarsi a queste sfide, investe l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo, dato in crescita ogni anno.