Nuovo Dpcm antivirus: lo ha annunciato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha firmato, venerdì 10 aprile, il decreto con cui vengono prorogate, fino al 3 maggio, le misure restrittive già adottate per il contenimento dell'emergenza Covid-19.

“Una decisione difficile, ma necessaria, che ho assunto dopo diversi incontri con i ministri, gli esperti del nostro comitato tecnico-scientifico, le Regioni, le Province e i Comuni, con i sindacati, il mondo delle imprese, dell'industria e con le associazioni di categoria”, ha commentato il premier.

Cosa cambia per la distribuzione al dettaglio? Da martedì 14 aprile riaprono i battenti le cartolerie (assurdo il precedente divieto, visti la telescuola e il telelavoro), le librerie, i negozi di articoli per bambini e neonati, mentre rimane lettera morta la domanda, da parte dei di Adm e Metro - il colosso tedesco ha già ottenuto deroghe in Francia, Germania e Austria -, di aprire anche ai privati tutti i cash&carry (46 in Italia). Parliamo di un canale con circa 400 punti di vendita nella nostra Penisola e fatturati praticamente azzerati, visto che resta ferma, almeno fino allo stesso 3 maggio, la principale cliente, ossia la ristorazione, cioè bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, a esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale.

Ma, sempre a proposito di retail non alimentare l’Ordinanza della Regione Lombardia, dell'11 aprile recita testualmente: “Il commercio al dettaglio di articoli di carta, cartone, articoli di cartoleria e forniture per ufficio, libri, fiori e piante è consentito esclusivamente negli ipermercati e nei supermercati, fatto salvo quanto previsto dalle successive lettere H) ed I)” le quali, a propria volta consentono consegna a domicilio e ordini via Internet.

Permessa, invece, come prima, ma sempre dal Dpcm, la ristorazione con consegna a domicilio.

Ancora chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli autostradali, che possono vendere solo per asporto. Aperti gli esercizi ubicati negli ospedali e negli aeroporti.

Secondo le stime di Confesercenti il protrarsi della serrata avrà un costo, per il commercio, di ben 30 miliardi.

Le regole per chi può alzare di nuovo la saracinesca, o per chi non ha l’ha mai abbassata (farmacie, edicole, dettaglio alimentare, tabacchi...), rimangono molto precise, e non presentano grandi novità. Permane l’obbligo del distanziamento sociale e i punti vendita vanno puliti almeno 2 volte al giorno. Sono obbligatorie, su tutto il territorio nazionale, mascherine e guanti all’interno dei locali.

Gli accessi sono sempre regolamentati e scaglionati, ma vengono ampliate le fasce orarie (però mancano indicazioni precise al riguardo). Questo argomento è molto controverso e le misure restrittive di alcuni enti locali e di certe insegne hanno sollevato molti dubbi, visto che in altre nazioni, come Belgio e Francia, sono stati concessi logici prolungamenti per evitare lunghe code, anch'esse fomite di possibile contagio.

In particolare i sindacati italiani del commercio al dettaglio hanno invocato la chiusura anche nel giorno di Pasquetta, ma con successi modesti, visto che continueranno a funzionare moltissime grandi catene, come Carrefour, Esselunga, Lidl, Bennet, Pam…

Persiste anche, come accennato, la mancanza di omogeneità normativa sul territorio nazionale: i Sindaci e le Regioni hanno continuato a decidere in modo autonomo, creando, fra l'altro, un vero groviglio per i gruppi commerciali di portata nazionale e interregionale.

Altro rebus, sempre legato alle sovrapposizioni fra Stato ed enti locali, è quello delle mascherine. Tanto per fare qualche esempio in Lombardia e Toscana sono obbligatorie sempre, mentre in Veneto e Friuli lo sono solo nei punti vendita.

Un velo di perplessità circonda poi, almeno per il momento, la app (volontaria) per il tracciamento della prossimità dei cittadini. Più o meno dovrebbe funzionare così: chi risulta positivo al Coronavirus lo comunica, sempre su base volontaria, e autorizza gli operatori medici a lanciare un alert anonimo a tutti coloro con i quali è entrato in contatto.

Quanto al tipo di applicativo la scelta del programma, valido su tutto il territorio nazionale, visto che oggi ci sono già app di tipo locale, avverrà a metà della settimana entrante, ma le proposte sul tavolo dei 74 esperti tecnologi designati dal Governo, sono ben 319.

Alle complessità di implementazione e uso dell’applicativo si aggiungono i rilievi del Garante italiano per la protezione dei dati personali, nonché del Garante europeo. Anche se alcuni strappi alle norme sul Gdpr sono possibili, anzi auspicabili e probabilmente previsti, rimane molto delicata la questione del trattamento dei dati, che saranno distrutti post Covid. La soluzione più garantista sarebbe, a sentire gli informatici, la tecnologia bluetooth.

A prescindere dalle ombre sopra delineate, il Presidente del consiglio ha anche dato qualche rassicurazione: “Il comitato tecnico-scientifico ha confermato che i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Ci sono evidenti indicazioni che le misure di contenimento, sin qui adottate dal Governo, stanno dando frutti, ma proprio per questo non possiamo vanificare gli sforzi compiuti. Dobbiamo compiere questo ulteriore sforzo. Dobbiamo continuare a rispettare le regole anche in questi giorni di festa. Dobbiamo continuare a mantenere le distanze sociali”.

Aggiornato alle ore 20 dell'11 aprile 2020